L’impadronirsi di oggetti nella prima infanzia
I bambini piccoli di 1, 2 e 3 anni afferrano cose che non appartengono a loro, ma non si tratta di un vero furto. Non hanno un’idea di ciò che appartiene a loro e di ciò che non appartiene. Semplicemente prendono le cose perché le vogliono. È meglio non dare al bambino piccolo la sensazione di essere cattivo; ciò lo farebbe soltanto impaurire. I genitori devono ricordargli che il giocattolo è di un altro bambino, che l’altro bambino vorrà giocarci subito e che lui ha moltissimi giocattoli a casa.
Che cosa significa il furto nel bambino
Il furto con significato più complesso può comparire nel periodo fra i 6 anni e l’adolescenza. Quando i bambini di questa età prendono qualcosa, sanno di fare una brutta azione. È più facile che rubino di nascosto e che nascondano ciò che hanno rubato, e che neghino poi di averlo fatto.
Quando i genitori o l’insegnante scoprono che un bambino ha rubato qualcosa, ne rimangono piuttosto sconvolti. Il loro primo impulso è di balzargli addosso e di svergognarlo. Ciò è piuttosto naturale, poiché ci è stato insegnato che il furto è un grave reato. Ci spaventa vederlo comparire in nostro figlio.
È essenziale che i bambini sappiano chiaramente che i genitori disapprovano il furto e insistono sulla restituzione immediata. D’altra parte, non è consigliabile spaventarli o trattarli come se i genitori non volessero loro più bene.
Prendiamo, per esempio, un bambino di 7 anni che è stato allevato con molta cura da genitori scrupolosi, che ha un bel po’ di giocattoli e altre cose di sua proprietà e a cui viene data anche una certa somma di denaro settimanalmente. Se ruba qualche cosa, è probabile che sarà un po’ di denaro dalla madre o dal compagno di scuola, o la penna della maestra o un, pacchetto di figurine dalla cartella di un compagno. Spesso il furto è senza ragione perché egli possiede già le cose che ha rubato. È chiaro che il bambino è assai confuso, sembra che abbia un desiderio cieco di possedere qualche cosa e cerca di soddisfarlo rubando un oggetto di cui non ha bisogno.
- Che cosa vuole veramente?
Nella maggior parte dei casi si tratta di un bambino infelice e che si sente un po’ solo. Forse ora non ha più rapporti affettivi con i suoi genitori così uniti come li aveva una volta. Forse ha l’impressione di non riuscire a entrare facilmente in amicizia con i suoi coetanei. Può avere questa impressione anche se è invece un bambino che gode di una certa popolarità fra gli altri bambini. È probabile che la ragione per la quale i bambini rubano più spesso verso i sette anni sia perché a questa età non si sentono più così vicini ai genitori, e se non hanno la fortuna di fare delle amicizie finiscano per sentirsi soli e abbandonati. Questo spiega, per esempio, perché alcuni bambini che rubano del denaro lo spendono poi tutto cercando di “comperare” delle amicizie. Uno ha l’abitudine di dare 50 centesimi o un euro ai compagni di scuola, un altro spende tutti i soldi per comperare caramelle agli amici. Non è solamente perché i bambini si stanno allontanando in questo periodo dai genitori, è anche perché ora i genitori tendono a rimproverarli più spesso, dato che i bambini ora attraversano un momento in cui sono meno “carini” e più sgraziati.
L’inizio dell’adolescenza è un altro periodo in cui i bambini si sentono più soli perché diventano più timidi, sensibili e allo stesso tempo vogliono maggior indipendenza. Un bisogno di maggior affetto probabilmente gioca un ruolo importante, a tutte le età, per quel che riguarda il rubare, ma vi sono anche altri fattori individuali come gelosie, ansie e risentimenti. Una bambina che è terribilmente gelosa del fratello può rubare ripetutamente degli oggetti che sono collegati nel suo inconscio ai maschi.
Che cosa fare con il bambino che ruba?
Se siete ben sicuri che vostro figlio (o alunno) ha rubato qualcosa, diteglielo, siate decisi nel voler sapere dove ha preso l’oggetto, insistete perché lo restituisca. Insomma, fate in modo che non gli riesca facile negare l’accaduto. Se i genitori accettano le sue bugie troppo facilmente, è come se praticamente gli perdonassero il furto. Egli deve restituire l’oggetto rubato al bambino o al negozio dove l’ha preso. Se è successo in un negozio, è meglio che il genitore ci vada personalmente per spiegare che il bambino ha preso qualche cosa senza pagarla e che ora vuole restituirla. L’insegnante può restituire personalmente l’oggetto al proprietario per risparmiare al bambino un’umiliazione in pubblico. In altre parole, non c’è bisogno che svergognate e umiliate il bambino che ha rubato solo per fargli capire con estrema chiarezza che non è permesso rubare.
È il momento di vedere se per caso il bambino non abbia bisogno di maggior affetto e considerazione da parte della famiglia; se non sia il caso di aiutarlo a fare amicizie fuori casa. È anche il momento giusto per dargli, se è il caso, una somma settimanale pari a quella che ricevono gli altri bambini che lui conosce: lo aiuterà ad affermarsi come “uno del gruppo”. Se il bambino continua a rubare, i genitori dovrebbero chiedere consiglio ad un Neuropsicomotricista che è lo specialista dell’età evolutiva; cosa che dovrebbero comunque fare se il bambino sembra disadattato per qualche altro motivo.
Vi è poi un altro tipo di furto che è assolutamente diverso dal precedente e cioè quello di quei ragazzini che pensano che rubare sia un gesto coraggioso e da adulto. Non è certo una bella cosa, ma non è neppure un segno di malvagità o di disadattamento. La cosa migliore in questo caso è che i genitori facciano un discorsetto serio, ma anche pieno di comprensione, a questi bambini che non devono, comunque, essere trattati come dei criminali solo perché hanno partecipato a una di queste “ avventure”. Essi hanno agito solamente in base a un normale istinto di trovarsi un posto nel gruppo. La sola soluzione è nell’avere condizioni economiche, scuole e svaghi migliori.
Per ultimo vi è il furto del bambino aggressivo, che ha scarsa coscienza o senso di responsabilità. Si arriva a questa situazione a causa di un’infanzia priva di amore e di sicurezza. L’unica speranza sta in un buon trattamento terapeutico e nella possibilità di poter vivere con persone gentili e affettuose.