La paura di essere abbandonato
Ecco che cosa può accadere ogni tanto quando un bimbo particolarmente sensibile, in particolare un figlio unico, rimane lontano improvvisamente dal genitore che di solito passa più tempo con lui. Forse è la madre che deve partire per un paio di settimane e la notizia le è arrivata improvvisamente. Oppure la madre decide di andare a lavorare e sistema le cose in modo che un’estranea venga a occuparsi del bambino durante il giorno. Il primo giorno egli non fa capricci, ma quando la mamma ritorna alla sera, si attacca a lei come una sanguisuga e rifiuta di lasciar avvicinare l’altra donna. La mattina dopo succede una scena, quando la mamma esce. Quella sera rifiuta di abbandonarla perfino con gli occhi e lotta per non essere messo a letto. Se la mamma si stacca da lui, egli piangerà per ore e ore, per paura. Se sta seduta vicino al suo letto, egli rimane tranquillo soltanto finché non la vede muoversi. Il più lieve movimento verso la porta lo fa balzare immediatamente in piedi.
In alcuni di questi casi c’è anche la preoccupazione di urinare. Il bambino continua a dire “ pipì” (o qualsiasi altra parola usi). La mamma lo porta in gabinetto, lui fa qualche goccia e poi grida di nuovo “ pipì”, non appena è tornato a letto. Si direbbe che ricorre a questa scusa per trattenerla lì. È vero, ma c’è anche qualcosa d’altro. Questi bambini sono veramente preoccupati di bagnare il letto. Talvolta si svegliano ogni due ore durante la notte afflitti da questo pensiero. Questa è un’epoca in cui è facile che i genitori mostrino disapprovazione quando accade un incidente del genere. Forse il bambino immagina che se si bagna i genitori non gli vorranno più così bene e quindi sarà più probabile che vadano via. Così ha due motivi per aver paura di andare a letto.
Evitare le paure a questa età
I bambini che fin dalla prima infanzia sono stati in mezzo alla gente e che hanno avuto la possibilità di diventare indipendenti ed espansivi, è meno probabile che manifestino tali paure. Se vostra figlia o figlio ha circa 2 anni, siate prudente coi cambiamenti assoluti. Se è possibile aspettare ancora 6 mesi per fare un viaggio o per prendere un impiego, meglio aspettare specialmente se è la prima figlio. Se proprio dovete andare, sistemate le cose in modo che il bambino si abitui completamente alla persona che dovrà prendersi cura di lei, sia questa un’amica, una parente, una cameriera o una baby-sitter. (Se il bambino dovrà abitare in casa dell’altra persona, è ancor più importante che si abitui alla nuova persona e al nuovo posto a poco a poco.) Comunque lasciatele due settimane di tempo. Fate in modo che la nuova persona stia vicino al bambino per qualche giorno, senza cercare di prendersi cura di lui, finché il bimbo dimostrerà fiducia e simpatia per questa persona. Poi lasciatela intervenire un po’ per giorno. In principio non abbandonatelo per un giorno intero. Incominciate con mezz’ora e poi aumentate. La vostra rapida riapparizione la rassicurerà che tornerete sempre presto. Non andate via per un mese dopo aver traslocato o dopo che è andata via la cameriera o una baby-sitter. Il bambino a questa età ha bisogno di molto tempo per adattarsi a ciascuno di questi cambiamenti.
Come aiutare un bambino pauroso di 2 anni
Se vostro figlio ha già paura di andare a letto, il consiglio più prudente, ma più difficile da seguire, è di sedersi vicino al suo letto tranquillamente, finché si addormenta. Non abbiate fretta di svignarvela prima che dorma. Si agiterà di nuovo e rimarrà sveglio ancora di più. Questa preparazione richiederà intere settimane, ma alla fine vedrete che sarà coronata da successo. Se il bambino era preoccupato e spaventato quando uno dei genitori era partito improvvisamente, cercate di non lasciarlo ancora solo per almeno alcune settimane. Se avete accettato un lavoro per la prima volta dopo la nascita del bimbo, salutatelo con affetto ogni giorno, mostrandovi allegra e felice. Se avrete invece un’espressione angosciata, da “non so se faccio bene”, il disagio del bimbo aumenterà proporzionalmente al vostro.
Potrà servire l’accorgimento di far stancare di più il bambino, tenendolo alzato più tardi o facendogli saltare il sonnellino pomeridiano, anche se un bambino pauroso può rimanere sveglio per ore, anche se è esaurito. Dovete anche togliergli la preoccupazione.
Se il vostro piccolo si preoccupa di bagnarsi, continuate a rassicurarlo che non importa se fa la pipì a letto, che gli vorrete bene lo stesso.
L’iperprotezione aumenta le paure del bambino
Un bimbo che ha molta paura di essere abbandonato o di qualsiasi altra cosa, si accorge con la sua sensibilità che anche i genitori hanno gli stessi timori quando devono lasciarlo. Se essi sembrano incerti o hanno l’aria colpevole ogni volta che devono allontanarsi, se si precipitano nella sua stanza appena ritornano, la loro ansietà non farà che rafforzare la sua paura circa il fatto che lui è in pericolo quando i genitori sono via.
Ciò può sembrare in contrapposizione, dopo aver detto che il genitore deve rassicurare la figlia o il figlio di due anni, se questa ha paura, sedendosi vicino al suo lettino ogni sera e non partendo per un viaggio per almeno alcune settimane. Si vuole specificare che i genitori devono dedicargli delle attenzioni particolari ma devono anche mostrarsi allegri, sicuri e fiduciosi. Devono stare attenti quando cominciano da parte del bimbo o della bimba i primi segni di disponibilità a diventare più indipendente; a quel punto devono saperlo guidare in quella direzione incoraggiandolo e lodandolo. Questo loro atteggiamento è il fattore più importante per fargli superare la paura.
Questa relazione fra sentimenti iperprotettivi nei genitori e dipendenza nel bambino si applica a molte altre situazioni di paura, ai problemi del sonno e ai vizi nell’infanzia.
L’iperprotezione compare specialmente nei genitori molto dediti ai figli, troppo teneri e inclini a sentirsi colpevoli quando non c’è proprio alcun motivo reale. Ancora più importante e frequente è l’incapacità del genitore di ammettere di sentirsi irritato verso il bambino.
Genitori e bambini, incapaci di ammettere la propria irritazione reciproca, devono invece immaginare che tutti i pericoli vengono da altre fonti e ne esagerano la portata. Il bambino immagina le streghe o l’orco o i ladri o i cani o il buio, secondo l’età e l’esperienza, e corre dai genitori per tranquillizzarsi che nulla capiterà, la mamma esagera il pericolo dei rapitori o della pertosse o degli incidenti o dei bacilli, e la sua espressione agitata la convincerà che i suoi timori erano fondati.
Naturalmente i genitori non devono cercar di sopprimere i propri sentimenti di irritazione verso i figli, permettendo loro di fare quello che vogliono, perché non servirà in alcun modo. Sarà più utile invece riconoscere l’inevitabilità dei propri sentimenti negativi, anche solo occasionali, verso di loro, e ammetterlo con se stessi sorridendo.
Un padre può per esempio confessare al figlio quanto in quel determinato momento fosse irritato per altre ragioni, in modo che la cosa specifica non interferisca nella disciplina vera e propria. È giusto una volta ogni tanto dire: “Immagino che tu sia furioso con me per quel che sono costretto a farti”.
Il modo di trattare le paure del bambino dipende molto da quanto è importante per lui superarle in fretta o no. Non è indispensabile incitare un bambino ansioso a farsi amico dei cani o a gettarsi in mare o a fare un viaggio in treno da solo; lo farà quando ne avrà il coraggio. Ma, se ha cominciato ad andare alla scuola materna, è meglio insistere che continui, se non è molto terrorizzato. Di notte non si deve permettergli di andare nel letto dei genitori. Un bambino che ha la fobia della scuola deve tornarci, presto o tardi. Più tardi ci andrà, più difficile sarà per lui abituarsi.
In questi tipi di paure da abbandono è bene che il genitore esamini se la sua iperprotezione ha avuto un effetto negativo e cerchi di superarla. In tal caso dovrà ricorrere ad un eventuale aiuto di uno specialista.
Il bambino piccolo che non vuole stare a letto di notte
Se un bambino di 2 anni non vuole andare a letto, voi dovete sedervi vicino al suo lettino ma non accontentarlo ad ogni sua richiesta. Assolutamente no. La paura della lontananza del genitore è rara, ma una certa riluttanza alla separazione è ammissibile, e il bambino la esprime in due modi. Cerca di trattenerlo dicendo che vuol fare pipì (mentre l’ha appena fatta). Il genitore è perplesso: sa che è una scusa, ma vuole apparire comprensivo e lo accontenta. Non appena è di nuovo a letto, chiederà un bicchiere d’acqua, fingendo di morire di sete. Se la mamma (o il papà) di nuovo acconsente, diventerà un’abitudine di ogni sera. È probabile che questo bambino sia un po’ spaventato dal fatto di essere lasciato solo. La cosa migliore che un genitore possa fare per rassicurarlo è di ricordargli allegramente ma con decisione che ha appena bevuto e fatto pipì, rassicurandolo dicendogli che passeranno molto tempo insieme nella giornata di domani o durante il fine settimana, dargli la buona notte e uscire dalla camera o mettersi acconto a lui. Se a questo punto vi mostrate indecisi e preoccupati, è come se gli diceste: “Forse hai veramente qualcosa che ti rende nervoso”. Anche se strilla e chiama per qualche minuto, non è corretto che torniate da lui o che eseguite nuovamente la stessa richiesta, imparerà più facilmente la lezione con una piccola breve infelicità che non trascinando questo compromesso per settimane.
Un altro aspetto dell’ansietà è quando il bambino, non appena lasciato solo, impara a scavalcare le sbarre del letto e ricompare davanti ai genitori. È delizioso, espansivo, ha voglia di chiacchierare ed è felice di essere coccolato, mentre di giorno non ha tempo per questo. È difficile per i genitori non cedere, ma è necessario prendere subito provvedimenti, altrimenti questo gioco può scivolare in una sgradevole battaglia che va avanti per ore ogni notte.
Quando questo problema di scavalcare le sbarre del letto si manifesta in un bimbo di due anni e sembra che i genitori non riescano a porvi rimedio, spesso si domandano (in maniera ironica ovviamente) “se non sarebbe una soluzione quella di chiudere a chiave il bimbo nella sua stanza”. Si specifica subito che non sono ammissibili metodi drastici. Potrebbe essere utile invece fare in modo che il bimbo personalizzi la sua stanza o la sua culla / letto e che in questo spazio ci sia anche un oggetto della mamma o del papà, il bimbo in questo modo dovrebbe sentirsi meno solo e più protetto.
In queste occasioni non riferitevi mai alla sua stanza, letto o culla come se si trattasse di un sistema punitivo o di una minaccia. La madre può convincerlo sorridendo che il suo spazio non è altro che la sua casetta / castello / rifugio più confortevole per dormire e riuscirà probabilmente a convincerlo ad accettarla assai presto. Molti bambini di 2 anni saranno così affascinati dall’idea che si faranno mettere a letto di buon grado, poi con le manine toccheranno qua e là e probabilmente subito dopo si addormenteranno.
È ragionevole tenere i bambini di due anni nella culla fino a quando essi non abbiano imparato da soli a uscirne fuori, anche se ciò dovesse comportare l’acquisto di una seconda culla per un neonato. Si sentono spesso storie di bambini di 2 anni che non ne volevano più sapere di andare a dormire, una volta che erano stati “promossi” al lettino da grandi. Quando avranno imparato a scendere dalla culla il cambiamento non sarà più un problema. Se il bambino ha paura di andare a letto, il problema può essere spesso risolto mettendolo a dormire nella stessa stanza con un fratello o una sorella maggiore o minore.
I bambini si servono della loro paura di essere abbandonati
Un bambino si attacca alla sua mamma (o al padre) perché in lui si è sviluppata una vera paura di stare separato dai genitori. Ma, nel momento in cui si accorge che questa è così preoccupata che fa tutto quel che lui desidera per quietarlo, comincerà a ricattarla. Vi sono bambini di 3 anni spaventati all’idea di essere lasciati soli all’asilo, i cui genitori staranno a scuola con loro per giorni interi; vi convincerete che essi il più delle volte hanno esagerato la loro paura per spadroneggiare e imporre la loro volontà. In questo caso i genitori potranno dire (con decisione): “Pensiamo che tu sia grande ormai e non abbia più paura di andare a scuola. Vuoi solo farci fare quello che pare a te. Da domani non staremo più con te a scuola”. E, se volete essere dei bravi genitori, così dovrà essere!