Ecco qua, il bambino che negli anni passati hai allattato, cambiato e riempito di coccole ha compiuto tre anni! Non è più il cucciolo che camminava a quattro zampe, il tuo piccolo ora è diventato più agile e molto… indipendente. Corre con facilità, riesce a piegarsi in avanti senza cadere, pedala atletico sul suo triciclo e, quando meno te lo aspetti, te lo ritrovi in cima a una scala, dopo che ha salito da solo i gradini. Insomma, ti dà molto da fare in questi giorni e mette a dura prova le tue doti atletiche. Lo devi seguire e a volte perfino rincorrere, mentre si muove con disinvoltura da una camera all’altra.
Anche il suo sviluppo cognitivo procede spedito: parla che è una bellezza e non sei più costretta a fare sforzi immani per comprendere quello che dice. Al terzo anno di età un bambino riesce a dire alcune piccole frasi e usa talmente tante parole che è ormai impossibile contarle. Inoltre, è in grado di pronunciare il suo nome e, a chi gli chiede quanti anni ha, è pronto a mostrare tre dita della mano. Puoi contribuire a stimolare le sue capacità di apprendimento continuando a leggere per lui in ogni momento possibile: prima di andare a dormire, durante i pasti, all’ora del bagnetto. Ora che comprende un maggior numero di parole le favole che gli leggevi quando era piccolo gli appariranno ancora più belle!
In questa fase tuo figlio è diventato anche molto curioso del mondo intorno a lui: una passeggiata all’aperto o un pomeriggio ai fornelli accanto a te possono diventare meravigliose occasioni per accrescere le sue conoscenze. Prova a mostrargli come la farina si stempera nel latte o a esplorare i dintorni a caccia di piante, insetti e altri piccoli animali: vedrai che divertimento, il tuo piccolo investigatore non si stancherà di osservare e di sperimentare. Il bello dei più piccoli è proprio qui: non fanno ancora distinzione tra il gioco e l’apprendimento. Per loro giocare vuol dire imparare!
Ebbene sì è il momento del debutto alla scuola per l’infanzia. Hai controllato che il tuo piccolo abbia tutto ciò di cui ha bisogno? Pennarelli, matite, grembiulini, bavaglini per la pappa, astuccio e zainetto: sono tante le cose che gli occorrono in questa nuova fase della vita!
Tra la scuola e i pomeriggi a casa con gli amichetti o ai giardini, il bimbo approfondisce la relazione con gli altri, adulti e piccini… e mentre lui si diletta sull’altalena o il dondolo, i suoi vestitini ti ritornano di mille colori (verde-erba, marrone-terra, arancio-gelato): coraggio, la lavatrice aspetta un bel carico! Ecco perché è così importante avere tanti vestitini: servono davvero!
L’affetto del bambino per i genitori
A questa età i bambini si guidano facilmente maschi e femmine, verso i tre anni, hanno raggiunto una fase, nel loro sviluppo emotivo, in cui sentono che papà e mamma sono persone straordinarie e desiderano assomigliare loro il più possibile. Lo spirito di contraddizione e di ostilità che erano praticamente a fior di pelle verso i due anni e mezzo, sembrano diminuire verso i 3 anni in quasi tutti i bambini. A questa età i sentimenti nei confronti dei genitori non sono solamente amichevoli, sono anche di affetto e di tenerezza. Tuttavia i bambini non sono così attaccati ai genitori da essere sempre ubbidienti e buoni. Sono sempre, infatti, delle persone con la loro individualità e con le loro, idee. Essi vogliono affermare la loro personalità, anche se ciò comporta qualche volta andare contro i desideri dei genitori. Anche se solitamente sostengo che i bambini dai 3 ai 6 anni sono particolarmente gradevoli, è necessario fare un’eccezione parziale per i bambini sui 4 anni. Molti bambini a quest’età, infatti, sono spesso prepotenti, presuntuosi e fanfaroni e ci vuole la mano ferma dei genitori per tenerli a bada.
I bambini ora vogliono essere come i loro genitori
A due anni i bambini cercavano in tutti i modi di imitare i loro genitori nelle loro attività quotidiane, sia che si trattasse di pulire il pavimento o di piantare nel muro un immaginario chiodo. La loro attenzione era principalmente concentrata sulla scopa o sul martello.
A tre anni invece vogliono assomigliare ai genitori come individui. I bambini allora giocheranno “ai grandi” facendo finta di andare a lavorare, di occuparsi delle faccende domestiche (cucinare, rassettare e fare il bucato), oppure di prendersi cura dei bambini (con una bambola o con un bimbo più piccolo). Fingono anche di andare a fare una gita in macchina o di uscire la sera per un ricevimento. Si vestono con i vestiti dei genitori, imitano le loro conversazioni, i loro modi di fare e le loro affettazioni. Questo processo si chiama identificazione ed è molto più importante di un vero e proprio gioco, perché grazie a esso si plasmano i caratteri. I bambini imparano molto di più imitando ciò che i loro genitori fanno e assorbono molto meno ciò che i genitori cercano di insegnare loro a parole. È cosi che formano le loro idee fondamentali e i loro atteggiamenti nei confronti del lavoro, della gente e di se stessi, anche se tutto ciò sarà modificato più tardi man mano che diventano più maturi e più colti. È così che imparano a essere a loro volta genitori di lì a venti trent’anni e ve ne accorgerete ascoltando le parole affettuose o i rimproveri che fanno alle loro bambole. È anche a questa età che le bambine si rendono conto che sono femmine e che cresceranno fino a diventare donne. Il bambino quindi guarda la madre con una speciale attenzione e tende a prenderla come modello da imitare. Osserverà come la madre considera il marito (per esempio: signore e padrone, un verme, oppure l’amato compagno), il sesso maschile in generale e le donne (amiche o concorrenti), i figli e le figlie (se preferisce il maschio o la femmina o se valuta ciascuno secondo le proprie qualità) e quale atteggiamento essa prende nei confronti del lavoro in generale e di quello di casa in particolare, se cioè li considera una seccatura o una sfida interessante.
A questa età i maschietti e le bambine sono affascinati da tutto ciò che riguarda i neonati
Vogliono sapere prima di tutto da dove saltano fuori e quando scoprono che essi si sviluppano nella madre stessa, diventano ansiosi di poter fare questo incredibile atto di creazione loro stessi, sia che si tratti di maschietti che di femmine. Vogliono anch’essi prendersi cura dei neonati e mostrare nei loro confronti lo stesso affetto che pensano di aver a loro volta ricevuto. Passeranno ore e ore a giocare “al papà o alla mamma”, costringendo il fratellino o la sorellina minore ad assumere il ruolo del neonato oppure si accontenteranno di una bambola.
In genere non è accettata l’idea che i maschietti sono altrettanto desiderosi delle bambine di poter far crescere nel loro ventre un essere umano. È probabile invece che quando i genitori dicono loro che ciò è impossibile essi si rifiutino di crederci per parecchio tempo. Dicono: “Anch’io avrò un bambino” e credono veramente che desiderandolo intensamente saranno in grado di realizzare quello che vogliono. In alcune regioni assai primitive, quando alla donna cominciano le doglie del parto contemporaneamente cominciano anche al marito, il quale viene trasportato, mentre si lamenta e si contorce, in una capanna appositamente adibita per il “parto maschile”, dove egli sarà assistito dai suoi amici.
I maschietti diventano romantici verso la madre, le bambine verso il papà
Fino a questa età l’amore del bambino per la mamma è stato prevalentemente di tipo dipendente, ma ora diventa più romantico, come quello di suo padre. A 4 anni vuole sposare la mamma, quando sarà grande. Non sa ancora che cosa sia il matrimonio, ma sa già chi è la donna più affascinante del mondo. La femmina manifesta lo stesso tipo di amore per il papà.
Questo affetto romantico aiuta i bambini a maturare spiritualmente e a sviluppare verso l’altro sesso sani sentimenti che più tardi li guideranno verso un buon matrimonio. Vi è però anche il rovescio della medaglia e cioè lo stesso affetto può inconsciamente creare uno stato di tensione in bambini di questa età. Quando una persona, giovane o vecchia, ama qualcuno è inevitabile che lo voglia tutto per sé. Allo stesso modo quando un bambino di tre, quattro o cinque anni, diventa sempre più conscio del suo amore possessivo per la mamma, contemporaneamente si rende anche conto sempre più del fatto che essa appartiene al padre. Questo lo irrita nel profondo del suo cuore, anche se egli ama e ammira il padre. A volte egli si augura che il padre scompaia e poi si sente colpevole per aver provato dei sentimenti così meschini. Ragionando da bambino, egli immagina che il padre provi verso di lui la stessa gelosia e gli stessi sentimenti di ostilità.
Anche la bambina, se si sviluppa in modo normale, nutre lo stesso amore possessivo per il padre. A volte anch’essa desidera che succeda qualche cosa alla madre, che essa ama però teneramente, per poter avere il padre tutto per sé. Talvolta suggerisce alla mamma di fare un lungo viaggio, tanto lei è lì per prendersi cura del papà. Poi si preoccupa perché pensa che anche la ‘madre può essere gelosa di lei e inconsciamente se ne preoccupa. I bambini cercano di scacciare dalla mente questi brutti pensieri dal momento che i genitori, dopo tutto, sono molto più grandi e forti di loro, ma essi ritornano alla superficie nei sogni. Probabilmente questi sentimenti contrastanti di amore, di gelosia, di paura nei confronti del genitore dello stesso sesso siano la causa principale dei brutti sogni che i bambini fanno a questa età. Sognano infatti di essere inseguiti da giganti, da ladri, da streghe e da altre terribili figure. Questi timori dei bambini, cioè che i genitori siano arrabbiati con loro, si mescolano e si confondono anche all’inquietudine inconscia che nasce dalle loro perplessità circa il differente aspetto dei maschietti e degli uomini rispetto alle bambine e alle donne. Dal momento che tutti i bambini piccoli attraversano questa fase, è ovvio, che i genitori non dovrebbero preoccuparsene, a meno che il bambino non diventi troppo timoroso o troppo ostile nei confronti del genitore dello stesso sesso oppure troppo attaccato a quello del sesso opposto. In questo caso rivolgetevi ad uno specialista per bambini (Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva).
L’affetto non dovrebbe diventare troppo esclusivo
L’affetto romantico verso il genitore del sesso opposto, nell’età fra i tre e i sei anni, è quello che potremmo chiamare il modo con cui la natura predispone l’evoluzione del bambino in funzione della sua vita futura e del suo ruolo di marito e padre o di moglie e madre. Ma non sarebbe bene se questo affetto diventasse troppo determinante o troppo esclusivo da durare tutta la vita o anche tutta l’infanzia. Verso i 6 o 7 anni i bambini dovrebbero cominciare a rendersi conto che è impossibile avere i genitori tutti per sé. La paura inconscia di una supposta loro collera verso di loro, la consapevolezza inquietante della loro diversa natura fisica, potrebbe mutare in avversione il loro attaccamento romantico, e nel maschio ciò si manifesta nello sfuggire gli abbracci del genitore del sesso opposto e nel volgersi a altri interessi esterni, per esempio la scuola. Vorrà essere simile ai suoi coetanei nei giochi e nella scuola, e non più ai genitori. Il suo attaccamento ai genitori gli servirà in ogni caso da stimolo per il suo futuro costruttivo e diventerà’ progressivamente sempre più forte (Freud definisce questo mutamento la risposta al complesso di Edipo).
Un padre che intuisce nel figlio un inconscio risentimento o paura, non deve aiutarlo a superare questa crisi, mostrandosi indulgente o fingendo di non amare veramente la moglie; apparendo timoroso o incerto, incapace di essere un uomo forte, un padre deciso e un marito spontaneamente possessivo, gli trasmetterà un senso di paura e colpevolezza e il bimbo fraintenderà le attitudini del padre che devono essere invece determinanti per sviluppare in lui virilità e coraggio.
Ugualmente una madre, pur intuendo che la figlia talvolta è gelosa di lei, la aiuterà molto meglio a evolversi e a crescere mostrandosi una madre piena di fiducia in sé, che sa quando e come mostrarsi di polso fermo, che ha idee chiare su quello che vuole fare e che non ha timore di mostrare il suo affetto e la sua devozione per il marito.
Il fatto che la madre abbia un atteggiamento più indulgente e affettuoso con il figlio di quanto lo abbia il padre non farà che complicare la vita del figlio. Lo stesso accadrà se essa mostrerà di essere più vicina e più comprensiva nei confronti del figlio che del marito. Questi atteggiamenti avranno come risultato di allontanare il bambino dal padre e di creare nel bimbo dei sentimenti di paura nei confronti del padre stesso. Allo stesso modo, il padre troppo tenero che lascia fare alla figlia quello che vuole, anche disubbidire agli ordini della madre, oppure un padre che si comporta come se apprezzasse di più la compagnia della figlia che quella della moglie, non è di aiuto né alla figlia né alla moglie. Questo suo atteggiamento interferirà negativamente nei buoni rapporti che una figlia dovrebbe avere con la madre, rapporti che dovrebbero aiutarla a diventare una donna felice ed equilibrata.
È del tutto normale, tuttavia, che il papà sia più indulgente verso la figlia e la mamma verso il figlio e che il figlio si trovi meglio con la mamma e la figlia col padre, perché è ovvio che ci sia meno rivalità fra un maschio e una femmina che fra due maschi o due femmine.
Normalmente in una famiglia esiste in genere un sano equilibrio fra i vari sentimenti del padre, della madre, delle figlie e dei figli, equilibrio che li guida attraverso le successive fasi di sviluppo, senza uno sforzo speciale o delle meditazioni eccessive da parte dei vari componenti della famiglia. Sono stati accennati prima solo alcuni problemi solamente per dare qualche consiglio a quelle famiglie in cui i rapporti sono stati scossi o perché i genitori sono discordi sui metodi educativi da usare con i figli o perché il bambino sta diventando introverso nei confronti degli altri bambini o uomini o perché la bambina si comporta in modo troppo insolente nei confronti della madre.
I genitori possono aiutare i bambini a superare questo stadio romantico ma pieno di gelosie
Mettendo bene in chiaro che i genitori si appartengono l’un l’altro, che il bambino non potrà mai avere la madre tutta per sé o la figlia il padre; tuttavia i genitori non si devono mostrare indignati quando si accorgono che i loro bambini sono arrabbiati con loro a causa di questo.
Quando un bambino dichiara che sposerà il papà, egli pur compiacendosi del complimento, le spiegherà che è già sposato e che quando lei sarà grande, troverà un ragazzo della sua età e lo sposerà.
Quando i genitori chiacchierano insieme, non devono permettere che i bambini interrompano la loro conversazione. Dicano loro gentilmente ma con fermezza che hanno delle questioni molto importanti da discutere insieme e che certamente loro stessi avranno delle cose divertenti da fare. Però non dovranno neppure esibire davanti ai bambini grandi manifestazioni di affetto (che non farebbero di fronte a estranei) né si allontaneranno bruscamente l’uno dall’altro se il bimbo o il bimbo entra improvvisamente nella stanza. Se il bambino è maleducato col papà perché è geloso, o con la mamma perché è la causa della sua gelosia, i genitori dovranno insistere affinché si comporti educatamente, ma nello stesso tempo fargli capire che comprendono i suoi sentimenti.
I problemi del sonno dai tre ai cinque anni
Molti problemi del sonno nei bambini dai 3 ai 5 anni sono causati da una gelosia romantica. Il bambino o la bambina si aggira nella stanza dei genitori nel bel mezzo della notte e vuole andare nel loro letto perché nel subconscio non vuole che stiano insieme da soli. È molto meglio, per lui e per i genitori, se lo riportano nel suo lettino immediatamente e con fermezza, ma senza irritarsi.
Curiosità e immaginazione di un bambino
Dai 3 anni la curiosità del bambino si intensifica
Vuol sapere il significato di tutto ciò che vede. La sua immaginazione è ricca. Mette insieme due più due e trae le conclusioni. Mette tutto in rapporto con se stesso. Quando sente parlare di treni vuol sapere subito: “Andrò qualche volta in treno?” Quando sente parlare di malattie, arriva a pensare: “L’avrò anch’io?”
Un po’ d’immaginazione è una beIla cosa
Quando un bambino di 3 o 4 anni racconta una storia inventata, non mente secondo il significato che noi adulti diamo a questa parola. La sua immaginazione è vivace. Non sa di sicuro, dove finisca la realtà e incominci l’irreale. Ecco perché gli piacciono le storie che gli raccontano o gli leggono. Ecco perché ha paura al cinema. Non dovete rimproverarlo perché ogni tanto racconta storie fantastiche, altrimenti gli darete la sensazione di essere colpevole, e neppure dovete preoccuparvi, fino a quando egli è espansivo, in generale, e socievole con gli altri bambini. D’altra parte, se trascorre buona parte deIla giornata a raccontare di amici o di avventure immaginarie non per gioco, ma come se ci credesse, sorge il problema se la sua vita reale sia abbastanza soddisfacente. Si può rimediare in parte trovandogli bambini deIla sua età con cui giocare e aiutarlo a divertirsi con loro. Un altro problema è se il bambino ha abbastanza buona compagnia da parte dei genitori. Egli ha bisogno di essere coccolato, di fare la lotta e il cavaIluccio sul dorso di papà. Ha bisogno di partecipare agli scherzi e aIle amichevoli conversazioni dei genitori. Se gli adulti intorno a lui sono riservati, egli sogna compagni di gioco aIlegri e comprensivi, come l’uomo affamato sogna le torte. Se i genitori lo disapprovano sempre, inventa un compagno cattivo, che rimprovera per le maracheIle che egli stesso ha fatto o vorrebbe fare. Se un bambino vive molto deIla sua immaginazione e non si adatta bene agli altri bambini, specialmente dopo i quattro anni, un Neuropsicomotricista dovrebbe poter trovare che cosa gli manca.
Qualche volta un genitore che ha vissuto a sua volta molto di fantasticherie e che è ben felice di scoprire quanto sia fantasioso suo figlio, lo riempie di storie e entrambi vivono per ore in un mondo fantastico. I giochi e i racconti che gli altri bambini inventano sono miseri in confronto a queIli del genitore. Può darsi che il suo interesse per gli individui e le cose reali venga sviato e egli avrà più tardi molta difficoltà a adattarsi al mondo.
Non si vuole dire che un genitore debba temere le storie di fate o una piccola finzione, ma soltanto che deve usarne con moderazione.
Perché un bimbo “già grande” mente?
Il bambino già grande che dice una bugia per ingannare è un problema diverso. La prima domanda che ci si deve porre è: perché lo fa? Tutti, adulti e bambini, qualche volta si mettono nei pasticci e il solo modo per uscirne con tatto è una piccola bugia: non è il caso quindi di preoccuparsi per questo.
I bambini non sono bugiardi per natura. Quando Un bimbo mente regolarmente, significa che si trova sotto una tensione troppo forte di diversa specie. Se a scuola ha brutti voti e mente in proposito non è perché non se ne preoccupi. La sua bugia significa che invece si preoccupa. Le consegne sono troppo difficili per lui? La sua mente è confusa da altre preoccupazioni, cosi che non può concentrarsi? I genitori pretendono troppo da lui? Il compito è di scoprire che cosa non va, con l’aiuto del maestro o del direttore o di uno specialista (Neuropsicomotricista). Non dovete sostenere che ha voluto mettervi una benda sugli occhi. Potrete dirgli gentilmente: “Non devi dirmi una bugia. Dimmi che cosa non va e vedremo che cosa si può fare”. Magari non sarà capace di darvi subito la risposta giusta, perche probabilmente non la conosce neppure lui. Anche se sa che qualche cosa lo preoccupo, non può confidarsi tutto in una volta. Ci vorrà tempo e comprensione.
Le paure intorno ai tre, quattro e cinque anni
Le preoccupazioni immaginarie sono frequenti a questa età
Le paure cambino secondo l’età. Nuovi tipi di paure compaiono abbastanza spesso intorno ai 3 o 4 anni: la paura del buio, dei cani, delle guardie, della morte e delle deformità. L’immaginazione dei bambini si è ora sviluppata a tal punto che essi possono immedesimarsi con altre persone e immaginare pericoli in cui non si sono mai trovati effettivamente. La loro curiosità si manifesta in tutte le direzioni ed essi vogliono sapere non solo la causa di ogni cosa, ma anche che rapporto vi sia tra loro e il mondo circostante. Capita talvolta che sentano qualcuno parlare della morte e subito vogliono sapere che cosa significa morire; quando se ne son fatti una qualche idea chiedono immediatamente: “Devo morire anch’io?”
Queste paure sono più frequenti nei bambini che sono diventati timorosi attraverso le preoccupazioni per certi problemi come l’alimentazione o l’educazione all’igiene personale, bambini la cui immaginazione è stata troppo eccitata da racconti paurosi o da continui ammonimenti, bambini che non hanno avuto sufficienti possibilità di sviluppare la loro indipendenza e libertà, e altri i cui genitori sono iperprotettivi. L’inquietudine che il bambino ha accumulato prima, ora sembra cristallizzata dalla sua nuova fantasia in timori ben definiti. Penserete forse che ogni bambino che manifesta una paura sia stato trattato in modo sbagliato nel passato, ma questa è una conclusioni azzardata. È probabile che alcuni bambini siano per natura più sensibili di altri; e tutti i bambini, per quanto siano cresciuti con cura, hanno paura di qualche cosa.
Se vostro figlio o figlia manifesta paura del buio, cercate di rassicurarlo. È più importante il vostro modo di fare che le parole. Non prendetela in giro, né siate impaziente con lui né cercate di discutere i suoi timori. Se vuole parlarne, come pochi bambini fanno, lasciatelo parlare. Dategli la sensazione che volete comprenderlo, ma che siete certa che non le accadrà nulla di brutto. Questo è il momento di fargli qualche carezza di più e di consolarlo dicendole che gli volete molto bene e lo proteggerete. Naturalmente non dovete mai minacciarlo di chiamare l’uomo nero, il lupo o il diavolo. Evitate quanto più possibile, i film e i racconti crudeli. Il bambino è abbastanza spaventato dalle proprie creazioni mentali. Eliminare ogni discussione con lui, circa l’alimentazione o la pipì a letto. Fate in modo che si comporti bene guidandolo con una certa fermezza piuttosto che permettergli di comportarsi male facendolo poi sentire colpevole per questo. Datevi da fare affinché abbia ogni giorno una vita piacevole, attiva e a contatto con altri bambini. Più lui è preso da giochi e da progetti vari, avrà meno tempo di pensare alle sue intime paure. Lasciate aperta la porta della sua stanza di notte, se è ciò che vuole oppure mettete una luce attenuata nella sua stanza. È un piccolo tributo da pagare, per tener lontani i fantasmi. La luce o la conversazione che si sente dal salotto non lo terranno sveglio quanto le sue paure. Quando questa paura se ne andrà, sarà di nuovo in grado di affrontare il buio.
Talvolta i bambini usano le loro paure per schiavizzare sempre di più i genitori.
Meglio che sappiate subito che è molto probabile che a quest’età i bambini se ne escano con domande circa la morte. Cercate di rendere la vostra prima spiegazione assai semplice e tale da non impressionare. Potrete dire: “Tutti debbono morire un giorno o l’altro. Molti muoiono quando diventano molto vecchi, stanchi e deboli e smettono quindi di vivere”. Molti genitori preferiscono spiegare la morte in termini religiosi: “Era molto, molto malato e Gesù l’ha voluto in cielo per prendersi cura di lui”. Ricordatevi di abbracciarli, di sorridere e di dire loro a questo punto che voi starete insieme per anni e anni.
Tutte le persone normali e sane, di qualsiasi età, hanno un certo timore della morte; è ovvio quindi che questo timore trasparirà nelle vostre parole quando dovrete affrontare questo argomento con i vostri bambini. Se siete invece convinti che la morte sia una cosa da affrontare con dignità e coraggio, forse sarete in grado di trasmettere ai vostri figli gli stessi sentimenti e le stesse idee al riguardo.
La paura di un animale è frequente in questo periodo, anche in bambini che non hanno mai avuto spiacevoli esperienze. Non trascinateli vicino a un cane per rassicurarli; infatti, più li tirate e più sorge in essi l’istinto di tirare nella direzione opposta. Col passare dei mesi cercheranno da soli di superare la paura e di avvicinarsi a un cane. Se lo faranno da soli, lo faranno più rapidamente di quanto voi siate in grado di convincerli. Questo è simile alla paura dell’acqua. Non trascinare mai un bambino che urla dalla paura nel mare o in una piscina. È vero che qualche volta un bambino che vi è costretto, scopre poi che è divertente e la paura scompare di colpo, ma in molti casi avviene l’opposto. Ricordatevi che il bambino desidera entrare nell’acqua, anche se ne ha una gran paura. Lasciategli “costruire “il suo coraggio al ritmo che vuole lui.
Per la paura dei cani, delle pompe da incendio, delle guardie e di altre cose concrete, il bambino cercherà di abituarsi alla sua preoccupazione e di superarla facendo quei giochi che hanno più attinenza con essa. Questa “rappresentazione” di una paura è un grande aiuto, se il bambino è capace di farla. La paura ci deve fare agire. Il nostro corpo è inondato di adrenalina, che fa battere più in fretta il cuore e fornisce lo zucchero per un rapido consumo di energia. Siamo pronti a correre come il vento o a combattere come animali selvaggi. La corsa e la lotta consumano l’ansia. Lo star seduti e fermi non fa nulla per alleviarla. Se un bambino che ha paura dei cani può fare un gioco in cui sbatte con energia un cane di pezza, facendone uscire l’imbottitura, si sentirà più sollevato. Se vostro figlio manifesta una paura intensa o diverse paure o incubi frequenti o sonnambulismo, dovete ricorrere all’aiuto di uno specialista per bambini (Terapista della Neuro e Psicomotricità / Neuropsicomotricista).
Paura di farsi male
È conveniente discutere separatamente la paura del male fisico nel periodo fra i due anni e mezzo e i cinque anni, perché vi sono alcune cose che potete fare per prevenirla o per mitigarla. A questa età il bambino vuol sapere la ragione di tutto, si preoccupa facilmente e attribuisce a se stesso i pericoli. Se vede una persona zoppa o deforme, prima vuol sapere che cosa le è successo, poi cerca (se pur in maniera superficiale) di immedesimarsi in quella persona e si chiede se quella sciagura potrebbe capitare a lui. I bambini manifestano queste paure non soltanto in rapporto a vere deformazioni o mutilazioni. Si confondono e si preoccupano perfino delle differenze naturali fra maschi e femmine. Se un maschietto di 3 anni vede una bambina nuda, gli sembrerà molto strano che non abbia un pene come il suo. È facile che dica: “Dov’è il suo pisellino?” Se non riceve subito una risposta soddisfacente, si affretterà a concludere che le è capitato qualche incidente. Poi viene il pensiero preoccupante: “Potrebbe capitare anche a me”. La stessa erronea interpretazione può preoccupare il bambino, quando capisce per la prima volta che i maschietti sono fatti in modo diverso. Dapprima domanda: “Che cos’è quello?” Poi vuol sapere con ansia: “Perché io non ce l’ho? Che cosa è successo?” In questo modo lavora la mente di un bimbo di tre anni. Al momento può rimanerne così sconvolto da aver paura di interrogare i genitori.
Questa preoccupazione del perché i maschi sono fatti in modo diverso dalle femmine, si manifesta in diversi modi. Per esempio, un maschietto di non ancora tre anni, che continuava a osservare con espressione ansiosa la sorellina che faceva il bagno e diceva alla mamma: “La pupa ha bibi”. Questa era la sua parola per indicare il male. Sua madre non riusciva a capire di che cosa parlasse, finché egli si fece tanto audace da indicarglielo. Press’a poco nello stesso periodo il bambino cominciò a toccarsi il pene con espressione preoccupata. La madre fu scontenta di questo e suppose che fosse l’inizio di una cattiva abitudine. Non le balenò mai l’idea che ci fosse un rapporto fra queste manifestazioni. Oppure, una bambina che cominciò a preoccuparsi quando fece le sue scoperte intorno ai maschietti e continuava a cercare di svestire tutti i bambini per vedere come erano fatti. Non lo faceva in modo scaltro; ci si accorgeva che era triste e ansiosa. Più tardi cominciò a masturbarsi. Un maschietto di ‘tre anni e mezzo, prima fu sconvolto al vedere il corpo della sorellina e poi cominciò a preoccuparsi di tutto ciò che era rotto in casa. Domandava nervosamente ai genitori: “Perché questo soldatino di stagno è rotto?” Non c’era senso in questa domanda, perché l’aveva rotto lui stesso il giorno prima. Tutto ciò che vedeva danneggiato sembrava rammentargli i suoi terrori riguardo se stesso.
È bene rendersi conto in precedenza che normalmente un bambino, probabilmente dai 2 anni e mezzo ai 3 anni e mezzo, prova curiosità per cose come le differenze anatomiche e che se non riceve una spiegazione esauriente quando esprime la sua curiosità la prima volta, è facile che giunga a conclusioni che possono turbarlo. Non bisogna aspettare che dica: “Voglio sapere perché una bambina non è fatta come un maschio”, perché non farà mai una domanda così precisa. Farà un altro genere di domande, oppure ci girerà attorno, oppure semplicemente aspetterà e si preoccuperà. Non consideratelo come un malsano interesse per il sesso. All’inizio, per i bambini, questa domanda ha la stessa importanza di una qualsiasi altra domanda. Vedete dunque che sarebbe un male picchiarli o rimproverarli, oppure arrossire e rifiutarsi di rispondere. Questo darebbe loro l’idea di essere su un terreno pericoloso, cosa che voi volete evitare. Prima di tutto è buona tattica parlare apertamente delle paure del bimbo dicendogli che lui (o lei) pensa probabilmente che una bimba avesse un tempo il pene, ma che poi qualche disgrazia deve essere accaduta per cui ora non lo ha più. Quindi, cercate di spiegare con voce normale e serena che le bambine e le donne sono fatte in modo diverso dai ragazzi e dagli uomini perché così la natura ha voluto.
Un bambino piccolo afferra un’idea più facilmente dagli esempi. Potete spiegargli che Mario è fatto proprio come papà, come lo zio Giorgio, come Carlo, e così via, e che Maria è fatta come la mamma, come la signora Rossi e come Elena (elencando tutte le persone che il bambino conosce di più). Una bambina piccola ha bisogno di essere rassicurata di più, perché è naturale che voglia avere qualcosa che può vedere. (Per esempio, una bambinetta che si lamentava con la mamma: “Ma lui è fatto in modo così elaborato mentre io sono così piatta!”) L’aiuterà sapere che ai genitori piace che lei sia così, e che le vogliono bene proprio così come è fatta. Questo può anche essere il momento buono per spiegare che le bambine quando sono più grandi possono creare i bambini dentro di sé e hanno le mammelle con cui allattarli. A 3 o 4 anni questa è un’idea emozionante.