Il "NO" Educativo!
Questa è una delle cose più importanti che dovete insegnare fra il primo e il secondo anno d’età. Vi saranno sempre degli oggetti che non potranno toccare: le lampade sui tavoli, per esempio. Devono imparare a non gettarle giù tirando il filo o facendo capovolgere il tavolo. Non devono toccare il forno caldo né girare la chiavetta del gas né arrampicarsi sulla finestra.
Nel primo anno di vita la distrazione è di grande aiuto
I bambini di un anno sono così impazienti di scoprire tutto il mondo che stanno a guardare dove comincia e dove finisce. Anche se sono tutti intenti a guardare un mazzo di chiavi, riuscirete a farglielo abbandonare dando loro un frullino per le uova. Il fatto che si distraggano con tanta facilità consente ai genitori accorti di guidarli.
Non basta dire “no”
Non potete fermarlo dicendo di no, almeno non all’inizio. Anche più avanti, dipende dal vostro tono di voce e dalla frequenza con cui lo dite. Non è un metodo di cui potete fidarvi troppo, finché non ha capito per esperienza che cosa vuol dire e che cosa volete da lui. Non dite “no” con tono di sfida, restando all’altra estremità della stanza. Ciò gli offrirà la possibilità di scegliere. Egli si dirà: “Devo essere un topo e fare come dice la mamma, oppure devo essere un uomo e afferrare il cordone della lampada?” Ricordatevi che il suo istinto lo incita a far tentativi e a burlarsi degli ordini. È probabile che continui ad avvicinarsi alla lampada tenendovi d’occhio, per vedere quanto vi stizzite. È molto più prudente, le prime volte che il bimbo si avvicina alla lampada, arrivare subito e attirarlo verso un’altra parte della stanza dandogli una alternativa: subito dategli una rivista, una scatola vuota, una qualsiasi cosa innocua e interessante. Non serve affatto offrirgli un sonaglio di cui si era già stancato parecchi mesi prima.
Supponiamo che ritorni alla lampada dopo pochi minuti. La seconda volta è meglio trasferirlo e distrarlo che ridirgli “no”. Toglietelo via e distraetelo di nuovo, con prontezza, decisione e allegria. Va benissimo dire: “No, no” intanto che lo allontanare, rinforzando la vostra azione per prudenza. Sedetevi con lui un minuto per dimostrargli che cosa può fare col nuovo gioco. Se necessario, mettete la lampada fuori della sua portata questa volta, o anche portatelo via dalla stanza. Gli dimostrerete così con tatto di essere assolutamente sicura, dentro di voi, che la lampada non è una cosa per giocare. State lontana,dalle contraddizioni, dalle occhiatacce, dai rimproveri, dalle alternative che non fanno mai bene, ma che gli fanno soltanto alzar le spalle.
Direte: “Ma lui non imparerà, se non gli insegno che è cattivo”. Certo che imparerà. Infatti, accetterà la lezione più facilmente, se è fatta in modo deciso. Quando scuotete un dito al suo indirizzo dall’altra parte della stanza con aria di disapprovazione e dite: “Noooh” e magari il bambino non ha ancora imparato che “no” vuol dire “non si può continuare questa azione”, gli rendete difficile rinunciare. E non va affatto meglio se lo afferrare, lo tenete a faccia a faccia e gli fate un bel discorsetto. Non gli offrite la possibilità di rinunciare con buona grazia o di dimenticare. La sua sola alternativa è di arrendersi umilmente o di sfidarvi
Per esempio, una signora che si lamentava amaramente della sua bambina di sedici mesi perché era “cattiva”. Proprio in qua momento Susie, una graziosa bimba dotata di una normale dose di coraggio, trotterellò nella stanza. Immediatamente la signora la guardò con disapprovazione e disse: “Ora ricordati, non andare vicino alla radio”. Susie non aveva affatto pensato alla radio, ma così volle farlo. Si volse e si mosse lentamente verso l’apparecchio. La signora si spaventa appena ciascuno dei suoi figli al momento buono, manifesta segni di evoluzione verso l'indipendenza. Teme di non poterli controllare. Nella sua inquietudine crea un problema anche quando non ce ne sarebbe affatto bisogno. È come una persona che impara ad andare in bicicletta e vede un paracarro: è così nervosa che va a sbatterci proprio contro.
Eccovi poi l'esempio di un bambino che si avvicina a un forno caldo. Una mamma non sta seduta e non si limita a dire “noooh” con voce di disapprovazione, ma salta su e lo tira via. Questo è il metodo che viene naturale se cerca di impedirgli di far qualcosa e non di impegnarsi in una lotta di volontà.
Abbiate molta pazienza o mostratevi decisi
La mamma di un bimbo di 21 mesi lo porta con sé ogni giorno a fare la spesa. Ma, si lamenta che, invece di andare sempre avanti, egli passeggia su e giù e sale gli scalini di ogni casa davanti alla quale passano. Più lo chiama e più egli indugia. Quando lei lo rimprovera, lui corre in direzione opposta.
La mamma teme che il comportamento del bambino diventi un problema, ciò non è nell'indole del bambino, tuttavia può succedere. Non ha un'età in cui possa tenere a mente i negozi. La sua natura gli dice: “Guarda quella stradina da esplorare! Guarda quelle scale!” Ogni volta che la mamma lo chiama, si ricorda della nuova imperiosa necessità di affermare se stesso. Che può fare la mamma? Se deve andare in fretta a fare la spesa, può portarlo nel carrozzino (se è piccolo ovviamente e non è la soluzione migliore). Ma se sfrutta questo momento per la sua passeggiata, deve preventivare un tempo quattro volte superiore di quando esce sola e permettergli di compiere le sue esplorazioni qua e là. Se la mamma continua a camminare lentamente (osservando il figlio sottocchio ovviamente), il bambino vorrà raggiungerla ogni tanto.
Ecco un’altra situazione difficile. È ora di rientrare per pranzo, ma la vostra bimba sta giocando beata e contenta in mezzo allo sporco. Se dite “è ora di rientrare a casa” col tono di voce di chi vuol dire “ Il divertimento è finito”, incontrerete senz'altro resistenza. Ma, se dite allegramente “vieni su per le scale”, forse le verrà desiderio di farlo. Ma supponiamo che quel giorno sia stanca e capricciosa e che non le interessi nulla di quello che c’è in casa. Immediatamente diventa cocciuta, spiacevolmente cocciuta. La dovete prendere in braccio, facendo finta di niente e la dovete portare in casa, anche se strilla e tira calci come un muletto. Fatelo in modo deciso, come se le diceste: “Lo so che sei stanca e seccata, ma quando è il momento di rientrare, bisogna rientrare”. Non rimproveratela, non riuscirete a farle capire dove ha sbagliato. Non discutete con lei perché questo non le farà cambiare idea; sarebbe per voi soltanto un tentativo inutile. Una bambina che si sente infelice e fa una scenata è confortata dentro di sé dalla sensazione che ricava nel vedere che il genitore sa quello che deve fare senza perdere la calma.
Gettare e lasciar cadere gli oggetti per terra: lanciare gli oggetti è la sua nuova conquista
A un anno i bambini imparano a lasciare cadere apposta gli oggetti per terra. Si sporgono con solennità dal bracciolo del seggiolone e fanno cascare il cibo sul pavimento o lanciano i giocattoli, uno dopo l’altro, fuori della culla. Allora piangono perché non li hanno più. Viene il dubbio che questi bambini stiano deliberatamente cercando di prendere in giro i loro genitori, ma non è così. Sono solo affascinati da questa nuova attività e vogliono solamente allenarsi. Vogliono farlo tutto il giorno, proprio come un ragazzino che vuole andare sulla bicicletta nuova. Se raccogliere l'oggetto, si mettono in testa che è un gioco da fare in due e si divertono ancora di più. È meglio che non prendiate l'abitudine di raccogliere i suoi giocattoli immediatamente. Mettete invece i bambini per terra, sul pavimento o su un prato, quando vi accorgete che vogliono giocare a buttare per terra gli oggetti. Potete anche legare i loro giocattoli favoriti alla spalliera del letto con tante cordicelle non più lunghe di un metro (ovviamente la vostra presenza in questo caso è necessaria), altrimenti i bambini rischiano di rimanerci pericolosamente impigliati. Legatene altri alla carrozzina.
Un'altra cosa che non volete assolutamente accada è che buttino cibo dal seggiolone, ma questo accadrà solo quando non hanno più fame. Togliete via semplicemente il cibo appena cominciano a gettarlo per terra e metteteli giù a giocare. È tempo perso cercare di rimproverare i bambini perché buttano oggetti per terra. Risparmiate il vostro fiato.