Consolatelo se si è fatto male
Quando un bimbo si fa male, vuol essere consolato e i genitori son ovviamente portati a farlo: ciò è assolutamente naturale e giusto.
Talora i genitori che tengono particolarmente a che i loro figli crescano coraggiosi, temono che confortarli in certe occasioni li possa far diventare dei piagnucoloni. Ma un bimbo forte non diventa un debole solo perché è consolato ogni tanto; se è sottomesso, può darsi lo sia non per colpa di questo, ma a causa del fatto che i genitori lo rimproverano continuamente e hanno un atteggiamento iperprotettivo nei suoi confronti. Talvolta uno dei genitori, senza veramente rendersene conto, ha un atteggiamento piuttosto severo e critico la maggior parte delle volte e si dimostra particolarmente tenero solo quando il bimbo si fa male o è malato. Il suo atteggiamento dovrebbe mutare, non nel senso di essere più severo quando lui sta male, ma nel dimostrargli di amarlo e apprezzarlo quando sta bene. In un altro caso può darsi che un genitore abbia un terrore esagerato del male, e il bambino acquisti parte di questa ansia. In molte famiglie è sempre stata una consuetudine insegnare ai maschi che essi non dovevano manifestare pubblicamente il loro dolore o la loro paura. Questo però insegna loro a reprimere ed a soffocare ogni genere di sentimenti, la tenerezza, per esempio, e può, per il resto dei loro giorni, avere un’influenza negativa nei loro rapporti con la famiglia, con gli amici e con i compagni di lavoro. Evitate solamente di esagerare l'importanza del male e smettete di consolarli appena avete l’impressione che non sia più necessario. Partite dal presupposto che i vostri bimbi vogliano mostrarsi sempre più coraggiosi e che abbiano bisogno sempre meno di essere consolati per delle ferite o sbucciature lievi man mano che crescono e diventano più grandicelli.
I bambini devono sapere che la loro irritazione è normale
Quando una bambina è maleducata con i genitori o perché si sente frustrata o perché è gelosa dei fratellini, bisogna farla subito smettere e farle chiedere scusa. Ma, nello stesso tempo il genitore dovrà dirle che comprende il suo nervosismo e che questo capita a tutti i bambini. Ciò vi sembrerà una contraddizione ma si è visto che i bambini sono più felici e si comportano meglio se i genitori insistono per ottenere un buon comportamento. Inoltre così la bambina si rende conto che i genitori la capiscono, non sono seccati con lei e le vogliono bene anche se è irritata. Ciò la aiuta a superare il malumore e a non sentirsi troppo colpevole. Questa distinzione tra sentimenti ostili e azioni ostili funziona effettivamente molto bene al lato pratico.
Al bambino piccolo non date troppe spiegazioni
Qualche volta vedete un bambino di due o tre anni, che si preoccupa per i troppi avvertimenti. La mamma di un certo maschietto di due anni cerca sempre di tenerlo sotto controllo con le chiacchiere. “ Carletto, non devi toccare la lampada del dottore perché la rompi, e allora il dottore non può più vederci.” Carletto guarda la lampada con espressione preoccupata e borbotta: “Il dottore non può vederci”. Un minuto più tardi cerca di aprire la porta che dà sulla strada. La mamma lo avvisa: “Non uscire sulla strada. Carletto può perdersi e la mammina non può più trovarlo”. Il povero Carletto rumina questo nuovo pericolo nella sua mente e ripete: “La mammina non può trovarlo”. È un male per lui sentire tante brutte conclusioni. La sua immaginazione diventa morbosa. Un bimbo di 2 anni non dovrebbe preoccuparsi in maniera drastica delle conseguenze delle proprie azioni. Questo è il periodo in cui si suppone che egli debba imparare facendo le cose e vedendole fare da altri. Non è che si sta consigliando di non avvertire mai vostro figlio con le parole, ma soltanto di non portarlo al di là della sua capacità intellettuale con le vostre idee.
Un padre troppo coscienzioso che sentiva di dover dare alla figlia di 3 anni una spiegazione ragionevole di ogni cosa. Quando era l'ora di prepararsi per uscire, non gli veniva mai in mente di vestire la bambina in modo deciso e uscire. Cominciava: “Ora mettiamo su il paltoncino?” “No”, diceva la bambina. “Oh, ma vogliamo uscire e prendere un po' d’aria fresca.” Lei era abituata al fatto che il papà si sentiva obbligato a darle una spiegazione per ogni cosa e ciò la incoraggiava a discutere su tutto. Quindi, diceva: “Perché?” ma non perché volesse veramente saperlo. “L'aria fresca ti rende forte e sana, così non ti ammali.” “Perché?” chiedeva lei. E così avanti tutto il giorno. Questo genere di discussioni e di spiegazioni senza un senso specifico, non incoraggiano una bimba a cooperare né incutono rispetto verso il padre. La bimba sarebbe più felice e riceverebbe da lui maggior sicurezza, se egli dimostrasse una sicura fiducia in sé e la guidasse in modo affettuoso e deciso nelle situazioni della giornata.
Quando la bambina è piccola, fate più assegnamento sul sistema di toglierla fisicamente, di peso, da situazioni pericolose o proibite, distraendola con qualcosa di interessante, ma innocuo. Quando diventa più grande e impara la lezione, ammonitela con un deciso “no, no” e distraendola. Se vuole una spiegazione o un motivo, dateglieli in termini semplici. Ma, non presumete che voglia una spiegazione per ogni ordine che le impartite. Dentro di sé sa di non aver esperienza. Conta su di voi per stare lontana dai pericoli. Si sente sicura, se voi la guidate, purché naturalmente lo facciate con tatto e non troppo spesso.