Ambivalenza verso la gravidanza
Esiste una vasta letteratura che idealizza la maternità e descrive la donna che diventerà madre come un essere felice, che sogna e fa progetti sul nascituro. Quando il bambino nasce, ella assume il ruolo materno con facilità e piacere. Ciò è più vero in alcuni casi e meno in altri. Ma naturalmente è soltanto un aspetto della situazione. Le ricerche hanno messo in rilievo che esistono anche dei sentimenti negativi, del tutto normali, legati alla gravidanza, specie alla prima: cosa che le donne sagge hanno sempre saputo.
La prima gravidanza segna infatti la fine della giovinezza spensierata e della figurina esile della donna; e se ne va anche la grazia dell'adolescente, sia pure temporaneamente. La donna si rende conto che dopo la nascita del bambino dovrà porre un limite alla vita sociale e ai divertimenti. Non più gite in macchina combinate all'ultimo momento, non più viaggi piacevoli, tornando a casa nel cuor della notte. Il bilancio deve adeguarsi a tre persone, invece che a due, e l'attenzione del marito, che a casa era tutta per lei, dovrà essere condivisa con un altro.
Le emozioni e i sentimenti sono diversi a ogni gravidanza
I mutamenti che si verificano per l'arrivo di un altro figlio, nel caso ne abbiate già uno o due, non sono così drastici, in genere, ma l'esperienza medica dimostra che una donna può a volte ribellarsi, durante qualsiasi gravidanza. Vi possono essere motivi evidenti per cui una gravidanza è più sofferta: perché è venuta troppo presto, perché il padre ha difficoltà nel lavoro, per gravi malattie in famiglia, per disarmonia fra i coniugi. O anche per nessun motivo individuabile a prima vista.
Anche la donna che desidera molti figli potrà dubitare, durante una gravidanza, di avere il tempo e l'energia fisica per crescerli o risorse illimitate di affetto per tutti quanti. O i dubbi verranno al padre, il quale si sente un po' trascurato dalla moglie che è sempre più occupata coi bambini. In ogni caso, il malumore o il disagio di un coniuge influiscono presto anche sull'altro. Ovvero ogni persona, per poter dare, deve sentir di ricevere qualcosa.
Si verificano nei migliori genitori e sono generalmente temporanee. L'arrivo del neonato si dimostra meno catastrofico del temuto, forse perché nel frattempo i genitori sono diventati più maturi, in risposta alle maggiori richieste.
L'affetto per il bambino aumenta gradualmente
Molte donne, felici e orgogliose di essere incinte, trovano arduo amare un bimbo che non hanno né sentito né visto. Ma, quando lo sentono muoversi, cominciano a credere che, dopo tutto, sia un essere reale. Col procedere della gravidanza i pensieri si concentrano, in modo più realistico, su di lui e sulle cure da prestargli.
Quasi tutte le donne che hanno avuto una reazione di disappunto di fronte alla gravidanza, pur essendo bravissime persone, scoprono con gioia che l'accettazione della gravidanza e l'affetto per il nascituro raggiungono un buon livello prima che si verifichi il parto.
Ma, anche quando i sentimenti dell'attesa sono perfetti, vi è spesso una crisi per la madre inesperta, quando il bambino nasce. Ella si aspetta di riconoscerlo immediatamente come propria carne e proprio sangue, di rispondergli con uno slancio irresistibile di sentimento materno. Ma in molti casi ciò non accade il primo giorno e nemmeno nella prima settimana. È infatti un processo graduale che si completa soltanto dopo un po' di tempo che la mamma è ritornata a casa col bambino.
Molti sanno che non è piacevole sperare che il neonato sia femmina o maschio, poiché può nascere di sesso opposto. Non darei molta importanza alla cosa; in realtà non possiamo immaginare e amare il nascituro se non ce lo raffiguriamo di un sesso o dell'altro. Questo è il primo passo. Tutti i genitori preferiscano o un maschio o una femmina durante ogni gravidanza, ma nella maggioranza dei casi sapranno amare il neonato anche se è di sesso opposto. Quindi attendete con gioia il nascituro e non sentitevi colpevoli se è di sesso opposto a quello atteso.
Perché i sentimenti sono diversi per ogni figlio
Un dubbio che tormenta tutti i genitori coscienziosi è questo: devono amare ugualmente tutti i loro figli? Essi hanno l'impressione di usare delle parzialità e se ne fanno un cruccio. I genitori sono ugualmente affezionati a ogni figliolo, vogliono che ciascuno abbia il massimo dalla vita e a questo scopo fanno tutti i sacrifici necessari. Ma, poiché ogni bambino è diverso dall'altro, essi non possono provare gli stessi sentimenti per ognuno dei loro figli, sia quando devono rallegrarsi delle sue belle qualità, sia quando devono rammaricarsi dei suoi difetti.
La sensazione di provare un'irritazione particolare verso un figlio fa sì che i genitori si sentano colpevoli, specialmente se il motivo non è chiaro. Una madre dice: « Questo qui mi mette sempre di cattivo umore. Eppure cerco sempre di essere più buona con lui e di ignorare le sue malefatte ».
Alcuni motivi d’insofferenze
I motivi per cui talora i genitori commettono errori con un figlio sono svariati e profondi: i genitori non si sentivano maturi per questa gravidanza, oppure nel corso di essa si sono verificate pesanti tensioni in famiglia. Lo stesso neonato può essere stato la causa iniziale, se è completamente diverso da quello che i genitori si aspettavano: un maschio se desideravano una femmina, o un bambino molto mediocre se si attendevano una bellezza, o un bimbo molto delicato in confronto agli altri figlioli robusti. Può darsi che il bimbo pianga per parecchi mesi per la colica, frustrando ogni tentativo dei genitori volto a confortarlo. Il padre è deluso quando vede che il figlio non è un atleta; la madre perché egli non vuol studiare. Non importa che i genitori siano intelligenti e che sappiano che non si può ordinare un figlio fatto su misura. Sono esseri umani, con le loro speranze irrazionali, e non possono che sentirsi delusi.
Man mano che il bambino cresce può ricordarci, più o meno consciamente, un fratello, una sorella, un padre o una madre che ci hanno reso la vita difficile. Un maschietto può somigliare al fratello minore di sua madre, da lei mal sopportato, eppure essa non si rende conto che questa è la causa di gran parte della sua irritazione.
Un padre può essere eccessivamente turbato da una certa caratteristica del figlioletto, a esempio la timidezza, senza associarla mai al fatto che lui stesso, da bambino, aveva avuto grande difficoltà a superarla. Si crederebbe che una persona che ha molto sofferto, cercando di superare un proprio difetto, lo possa capire meglio quando lo ritrova nel figlio, ma invece succede il contrario.
Impazienza e approvazione sono parte dell'educazione
La tendenza molto umana a reagire intensamente al comportamento dei figli è un elemento positivo: noi cerchiamo di inculcare nei nostri figli i buoni principi che i genitori inculcarono in noi. Lo facciamo automaticamente, senza pensarci, perché quegli ideali si sono impressi in noi fin dalla fanciullezza. Se così non fosse, allevare i figli sarebbe dieci volte più faticoso.
È quindi umano, normale e inevitabile che i nostri sentimenti verso ciascun figlio siano diversi e che certe loro caratteristiche ci rendano orgogliosi e altre impazienti. Tutti questi atteggiamenti ambivalenti sono aspetti diversi del nostro profondo senso del dovere, che ci spinge a allevare i figli nel migliore dei modi.
Ma se ci sentiamo troppo colpevoli della nostra costante impazienza verso l'uno o l'altro dei figli, potranno sorgere complicazioni nei rapporti con lui o con lei. Il nostro senso di colpa diventerà allora più profondo della nostra irritazione.
La malinconia
È probabile che per un po' di tempo vi sentiate scoraggiata, quando cominciate a prendervi cura di vostro figlio. È una sensazione molto frequente, specie col primo bambino. Può darsi che non sappiate dire che cosa veramente non va: piangete facilmente, oppure non vi vanno certe cose. Una donna, con il bambino che piange anche soltanto un poco, sarà sicura che è ammalato; un'altra noterà che il marito è diventato strano e assente; una terza crederà di aver perduto il suo bell'aspetto.
Un senso di depressione può sopravvenire qualche giorno dopo il parto, oppure molte settimane dopo. Il momento più pericoloso è quando la puerpera torna a casa dall'ospedale, dove è stata servita come una regina, e di colpo si deve prendere tutta la cura del bambino e della casa. Non è soltanto il lavoro che la butta a terra. Può anche avere qualcuno che le faccia tutto il lavoro, per il momento. È la sensazione di essere di nuovo responsabile di tutto l'andamento della casa, oltre alla responsabilità del tutto nuova dell'assistenza al bambino. Poi vi sono tutti i cambiamenti fisici e ormonici al momento del parto, che probabilmente alterano l'umore fino a un certo punto.
La maggior parte delle mamme, però, in questo periodo non è presa da uno scoraggiamento tale da poter diventare una vera depressione. Forse penserete che è un errore mettere in chiaro problemi spiacevoli che possono non verificarsi mai. Molte madri hanno detto in seguito: « Sono sicura che non mi sarei sentita così depressa o scoraggiata, se avessi saputo quanto sia comune questa sensazione. Pensavo che tutta la mia visione della vita fosse cambiata ». Potete affrontare molto meglio tutto ciò, se sapete che tanta altra gente ha fatto questa esperienza e se sapete che è soltanto temporanea.
Se cominciate a sentirvi molto depresse, cercate di essere un po' sollevate dalla continua assistenza al neonato nel primo o secondo mese, specialmente se piange molto. Andate al cinema, o dal parrucchiere, oppure compratevi un cappellino nuovo o un vestito.
Cercate di lavorare a un nuovo progetto o a uno vecchio che non avevate terminato, per esempio scrivete, dipingete, cucite o costruite qualche cosa di creativo e che vi dia soddisfazione. Andate qualche volta a visitare una vecchia e cara amica e, se non trovate nessuno che sorvegli il bambino nel frattempo, portatelo con voi. Oppure invitate a casa dei vecchi amici, tutto ciò serve per tirare su il morale. Se siete depressa, è probabile che non vi vada di fare tutto ciò, ma se vi sforzate di farlo, dopo vi sentirete molto meglio. E ciò è importante sia per il bambino che per vostro marito e soprattutto per voi stessa. Se la depressione non se ne va in pochi giorni, anzi peggiora, dovete recarvi subito da uno psichiatra, dopo esservi fatta consigliare dal vostro medico. Uno psichiatra può esservi di grande aiuto e conforto in questi periodi.
Quando una madre si sente depressa e ha l'impressione che il marito sia distratto e indifferente, bisogna fare due considerazioni. Dovete rendervi conto che, da una parte, chiunque è depresso ha l'impressione che gli altri siano meno affettuosi. D'altra parte, però, è naturale che un padre, creatura umana anche lui, si senta messo da parte, quando sua moglie e il resto della famiglia stanno tutti intorno al bebé. È una specie di circolo vizioso. La madre (come se non avesse già abbastanza da fare) deve ricordarsi di badare anche un po' al marito; e dovrebbe offrirgli l'occasione di occuparsi anche lui del bebé.
Altri tipi di paure
Molti genitori scoprono che sono molto più ansiosi del normale durante le prime settimane a casa, subito dopo l'uscita dall'ospedale. Si preoccupano quando il neonato piange o ha momenti di irritazione, subito sospettano che stia seriamente male. Si agitano ogni volta che il bambino fa uno sternuto o ha un piccolo rossore da qualche parte. Entrano in punta dei piedi in camera del neonato per vedere se il bambino o la bambina respira ancora. Essere iperprotettivi, in questo periodo, è una reazione del tutto istintiva e naturale. Immagino che sia il modo che la natura stessa ha escogitato affinché i neogenitori, benché immaturi e disattenti, si assumano seriamente questa nuova responsabilità. Preoccuparsi un po', può essere salutare, soprattutto per alcune persone che sono tendenzialmente svagate e irresponsabili. Questa ansia si rivela più accentuata presso persone che sono già, per loro natura, coscienziose, ma fortunatamente, a poco a poco svanisce.
Talvolta si verifica un altro atteggiamento. All'ospedale la donna si sente molto dipendente dalle infermiere, cui è grata per le cure che danno al bambino. Poi avviene un cambiamento: essa diventa fiduciosa di poter badare da sola al neonato e dentro di sé è seccata che le infermiere non glielo permettano. Se a casa assume una infermiera esperta per un mese, può trovarsi di nuovo in questo stato d'animo. Certamente è normale che una madre voglia prendersi cura da sola del proprio bambino. All'inizio non lo desidera perché forse si considera incapace; più forte è il senso d'inferiorità, più decisa sarà l'affermazione della propria competenza, quando ne avrà il coraggio.