Come aiutare il primo figlio ad essere socievole con il fratello o sorella in arrivo?

Quasi tutti i primogeniti crescono felici e si ambientano facilmente, più o meno come gli altri figli nati dopo. Ma, alcuni hanno maggiori difficoltà ad adattarsi al mondo esterno.

È facile sentir dire dai genitori: “La mia seconda è così brava. Non piange quasi mai, gioca contenta anche da sola e allo stesso tempo è così affettuosa quando le andate vicino”. Quando è più grandicella i genitori vi diranno: “La seconda è così affettuosa ed espansiva, tutti le vogliono bene. Quando camminiamo per strada, la gente le sorride e spesso si ferma per domandare quanti anni ha”. Solamente un po' dopo notano il più grande e soltanto per educazione. È ovvio che ciò fa male alla sensibilità del più grande, perché egli desidera attenzione molto più della seconda.

Da che cosa dipende la differenza? Il male è che il primo bambino, in qualche famiglia, fa molti più capricci di quanto sia bene per lui, specialmente dopo i sei mesi, quando incomincia ad essere capace di divertirsi. Può darsi che i genitori lo guardino, gli suggeriscano giochi, lo prendano in braccio più del necessario. Questo gli offre poche occasioni di sviluppare le proprie tendenze. Troppo di rado saluta per primo perché i genitori gli parlano per primi. Può venir mostrato agli adulti troppo spesso. Un po' di questo non fa male; ma se diventa un'abitudine lo rende troppo cosciente della sua importanza. Quando il primogenito è malato, i genitori naturalmente si chinano sul suo lettino con più preoccupazione e ansietà di quanto faranno poi, quando avranno maggiore esperienza. Quando è cattivo, è più facile che lo prendano sul serio e ne facciano una tragedia.

Una tale successione di affannose attenzioni rivolte ad un bambino tende a viziarlo nei riguardi del mondo esterno in due modi.

  • Egli cresce nella presunzione di essere il centro dell'universo e che tutti debbano automaticamente ammirarlo, sia che se lo meriti o no.
  • D'altra parte, non ha avuto modo di imparare a divertirsi da solo o a essere espansivo e quindi simpatico alla gente.

Naturalmente la soluzione non è quella di ignorare un figlio maggiore. Lui ha bisogno di affetto e di essere corrisposto in misura adeguata. Ma, lasciategli fare i suoi giochi fino a quando lo interessano ed è felice, interferendo il meno possibile, senza dominare, rimproverare e preoccuparsi con ansia continua. Dategli qualche volta l’occasione di cominciare la conversazione. Quando vengono amici in visita, lasciatelo attaccar discorso con loro da solo. Quando viene da voi per giocare o per avere affetto, siate affettuosa e materna o paterno, ma lasciatelo andare quando ritorna alle sue occupazioni.

Un’altra causa che a volte sembra rendere poco socievole un primogenito è l'atteggiamento troppo serio da parte dei genitori. Non è che i genitori siano “scontrosi”; possono essere espansivi con gli amici e con i figli successivi. Spesso quello che succede con il primo figlio è che i genitori ce la mettono tutta e prendono troppo seriamente il loro compito.

Quello che è stato illustrato qui sopra, sarà più chiaro se avete visto una persona molto tesa che cerca di montare un cavallo per la prima volta. Sta seduta dura come una statua di pietra, non sa come adattarsi ai movimenti del cavallo ed è facile che sia autoritaria a sproposito. È un'ardua fatica per il cavallo e per il cavaliere. Il cavaliere esperto sa come rilassarsi, come trattare l'animale e conformarsi ad alcuni movimenti del cavallo senza cadere dalla sella, come guidarlo gentilmente. Crescere ed educare un bambino, a dir il vero, non assomiglia molto al cavalcare, ma lo stesso spirito prevale nelle due cose.

Un esempio analogo è quello del giovane ufficiale o dirigente che viene messo a capo di altre persone per la prima volta. Se non è troppo sicuro di sé, sarà solenne e rigido all'inizio senza ragione, per paura di perdere il controllo. La persona più esperta invece non teme di essere amichevole e comprensiva. Direte: “Il male è che io sono senza esperienza”. Ma non occorre esperienza per ottenere dei risultati eccellenti con un bambino: tutto ciò di cui avete bisogno, per cominciare, è un atteggiamento amichevole. Un bambino non vi getterà per terra come farebbe un cavallo (almeno finché non sarà molto più grande), e non vi piglierà in giro come farebbe un plotone di militari. Non abbiate timore di lasciarvi andare, di essere compiacente. A volte è meglio essere troppo accomodanti e sicuri di sé che troppo rigidi e paurosi dei risultati.

Come prepararlo alla venuta del neonato

È bene che il bambino sappia in anticipo che arriverà un fratellino o una sorellina, perché si abitui gradatamente all'idea. Non promettetegli che sarà un maschio o una femmina, i bambini prendono molto seriamente le promesse. La questione della provenienza dei neonati è discussa più esaurientemente in altri articoli.

Quasi tutti gli educatori e gli specialisti dell’età evolutiva credono che sia sano per il bambino, se ha almeno due anni o più, sapere che il neonato cresce dentro alla mamma e poter sentire che scalcia nel suo ventre.

L’arrivo del neonato deve cambiare la vita del bambino il meno possibile, specialmente se egli è stato fino a quel momento l'unico figlio. È meglio fare tutti gli eventuali cambiamenti parecchi mesi prima. Se la stanza deve essere ceduta al neonato, traslocatelo nella sua nuova stanza parecchi mesi prima, affinché senta che viene “promosso” perché ormai è grande e non perché il neonato lo caccia via dal suo posto. La stessa cosa vale per la promozione a un letto più grande. Se sta per andare alla scuola materna, dovrebbe incominciare un paio di mesi prima. Nulla renderà un bimbo tanto prevenuto contro la scuola materna, quanto la sensazione di esservi mandato in esilio. Ma se precedentemente si è ben abituato alla scuola materna questa continuerà a piacergli e la vita attiva che vi conduce gli impedirà di essere turbato da ciò che succede a casa.

Il tipo di vita che il bambino avrà mentre la mamma è in clinica, determinerà in modo decisivo quali saranno i suoi sentimenti verso di lei e verso il neonato, quando torneranno a casa. Assai più importanza ha chi si prende cura di lui.

Quando la mamma porta a casa il neonato

Di solito è un momento cruciale, quando la mamma torna a casa dalla clinica. È stanca e preoccupata. Il padre corre qua e là cercando di rendersi utile. Se è presente il figlio maggiore, sta lì con la sensazione di dare fastidio e di essere escluso. Questa è l’impressione che fa il nuovo fratellino (o sorellina)!

Sarebbe utile che il padre o i nonni o gli zii, insieme al primo figlio o figlia, preparassero una festa di accoglienza per il nuovo arrivato. La festa deve essere organizzata in modo che il primogenito si senta parte attiva durante i preparativi. Nel momento dell’arrivo del neonato, tutti gli altri impegni deve essere rimandato (visite, organizzazione domestiche, ecc.) e per almeno un’ora la mamma, il papa, lui e il nuovo arrivato devono condividere da soli questo momento in un clima sereno e gioioso. In questo momento deve essere valorizzato l’impegno del figlio maggiore, evidenziando che la festa di accoglienza è stata possibile grazie al suo impegno.

Se no fosse possibile mettere in atto il primo consiglio, allora è meglio mandarlo a fare una passeggiata, se è possibile. Un'ora dopo, quando il neonato, l’infermiera e il bagaglio sono stati ben sistemati, e quando la mamma finalmente si è messa a riposare a letto, è ora che il bambino faccia il suo ingresso. La mamma può abbracciarlo, parlargli e concedergli tutta la sua attenzione. Lasciate che sia lui a sollevare l'argomento del neonato, quando è disposto a farlo.

Più importante di tutto è di essere tranquilla con il neonato (supponiamo sia una bimba) nelle prime settimane. Trattatela naturalmente. Non agitatevi intorno a lei, non divoratela con gli occhi, non parlate continuamente di lei. Per quanto possibile occupatevi di lei (nei modi sopraelencati) quando il figlio maggiore non è lì vicino. Preparatele il bagno e i pasti quando l'altro è fuori di casa o sta facendo un sonnellino oppure, ancora più importante, rendetelo partecipe durante le operazioni. Quasi tutti i bambini provano la massima gelosia quando vedono la mamma allattare il neonato, specialmente al seno. Se si trova lì vicino, bisogna lasciarlo avvicinare liberamente. Ma, se è in cortile o nella sua stanzetta a giocare allegramente, non attirare la sua attenzione su ciò che sta succedendo.

Se anche lui vuol bere dal biberon, sarebbe il caso di dirgli che non ne ha più bisogno. Spiegategli che il piccolo o la piccola neonata non ha le sue stesse capacità e che per ora non riesce a bere dalla tazza, mentre lui è grande ed è capace di bere dalla tazza ma anche di mangiare, di lavarsi e di vestirsi da solo. Se lui dovesse insistere, potrebbe essere utile preparargliene uno di buon grado. È triste vedere un bambino già grande che beve il latte dal biberon per invidia del neonato e pensa che debba essere una delizia. Quando fa appello al suo coraggio e beve una sorsata, la delusione si dipinge sul suo volto. È solamente latte che esce adagio, con un sapore di gomma. Il rischio che voglia tornare al biberon definitivamente non è molto grande, se la mamma glielo dà volentieri facendogli capire che non è d’accordo e finché fa tutto quello che può per impedirgli di essere geloso.

Ricordategli sempre che le capacità che lui ha non le ha ancora suo fratello o sorella e che è vostro e suo compito insegnargliele. Inoltre, aggiungete che sarebbe un peccato se anche lui diventasse di nuovo piccolo come il neonato.

Anche i parenti hanno una parte nella gelosia. Quando il papà torna a casa dal lavoro deve sopprimere l'impulso di chiedere al bambino: “Come va il piccinino oggi?” Meglio agire come se avesse dimenticato che c’è il bebè: si sieda e stia un po' con lui. Più tardi può scappare di là a dare un’occhiata, quando il maggiore è occupato in qualche cosa d'altro.

Anche la nonna, che è solita fare una grande accoglienza al bambino, può costituire un problema. Se lo incontra in anticamera, tenendo in mano un grosso pacco legato con un bel nastro, e dice “dove è quel tesoro della tua sorellina? Le ho portato un bel regalo”, allora, con la sua gioia di vedere la sorellina gli darà amarezza. Se una mamma non conosce abbastanza intimamente il visitatore da istruirlo sul modo di comportarsi, può tenere su uno scaffale una scatola piena di regalini da pochi soldi e offrirne uno al bambino ogni volta che arriva un visitatore con il solo regalo per il neonato.

Nel caso in cui non si riesca a coinvolgere il primogenito nelle attività quotidiane utili per il neonato, per un periodo limitato, farlo giocare con le bambole può essere una grande consolazione per il bambino, maschio o femmina, mentre la mamma si occupa del neonato. Vorrà scaldare il biberon della bambola come fa la mamma, imitare in tutto e per tutto la mamma nel suo comportamento con il bebè.

La gelosia può essere utile ma anche dolorosa

La gelosia è un sentimento violento anche negli adulti. Per il bambino piccolo può essere traumatizzante perché egli non si rende conto di che cosa gli sta succedendo. Se è intensa e non canalizzata, può rovinargli per un pezzo la visione della vita. Ma, la gelosia fa parte di quei sentimenti umani ai quali non si può completamente sfuggire. Tuttavia i genitori possono far molto per minimizzarla e per aiutare il bambino a trasformarla in altri sentimenti meno dolorosi e più costruttivi. Se il bambino riesce a capire che non c'è motivo di aver tanta paura di un rivale, rafforza il carattere e sarà così in grado di affrontare meglio le situazioni di rivalità che si presenteranno più tardi, nel lavoro e in famiglia.

Come aiutare il bambino a sentirsi più maturo

Molti bambini reagiscono alla nascita di un fratellino col tentativo di tornare piccoli anch'essi, almeno in alcune cose, e questo è normale. Talora vogliono il biberon, altre volte bagnano le mutandine o il letto; oppure tornano al linguaggio infantile o non vogliono fare più nulla da soli. È giusto considerare con umorismo il desiderio di tornare piccolo, nei momenti in cui è più forte; si può giocare col bambino, concedendogli quelle esperienze di tipo alquanto regressivo che egli crede affascinanti, ma che poi si rivelano una delusione.

Tuttavia i genitori possano aiutare di più il bambino facendo leva su quella parte di lui che vuol crescere. Gli ricorderanno che è grande, bravo e forte, SENZA PERÒ ESAGERARE, solo sottolineando che ha agito bene quando è vero. Potete anche, con lui presente, fare qualche commento sul fatto che il fratellino ha bisogno di cure perché è piccolo e indifeso. Badate che non dovete preferire il maggiore al neonato. Per i primi tempi il sentirsi più amato riempirà di orgoglio il maggiore, ma in seguito proverà un senso di insicurezza davanti alla parzialità dei genitori, temendo che possano mutare le loro preferenze.

É importante che si senta orgoglioso della sua maturità e capisca che essere un neonato comporta svantaggi. Il sentirsi per un po' di tempo il figlio prediletto può gratificare il bambino.

Non dovete però esagerare quando incoraggiare il vostro bimbo a comportarsi da adulto. Se i genitori fanno continuamente dei paragoni fra le cose che un bimbo può fare quando si comporta ancora come un neonato e tutte le altre cose “da adulto” che per il momento sembra assai riluttante a fare, finirà per giungere alla conclusione che gli conviene assolutamente continuare a fare il neonato.

Come trasformare la rivalità in collaborazione

Uno dei modi in cui il bambino cerca di superare il dolore di avere un rivale più giovane è di reagire come se lui non fosse più un bambino, ma un terzo genitore, pur mettendosi in competizione col piccolino. Quando si sente molto arrabbiato col fratellino, naturalmente si atteggia a genitore angosciato. Ma, quando si sente più a suo agio, gli insegna a fare i giochetti, aiuta a fargli il bagno, a vestirlo, a dargli la pappa, lo consola quando urla, lo protegge dai pericoli. Il fatto che i genitori mostrino di apprezzare molto il suo aiuto, suggerendogli come può aiutarli, gli dà soddisfazione. In realtà alcune madri di gemelli hanno scoperto con gran meraviglia quale grande aiuto potevano ricevere dalla figlia di tre anni nei momenti di emergenza (per esempio andare a prendere un asciugamano, un bavaglino o il biberon nel frigorifero, oppure “sorvegliare” i piccini mentre i genitori vanno in un'altra stanza).

Se il bambino vuole tenere in braccio il fratellino, permettetegli di farlo, purché si sieda sul tappeto o in una grande poltrona o in mezzo al letto grande. Così si aiuta il bambino a trasformare realmente un risentimento in collaborazione e in vero altruismo.

Di solito è più facile che il primogenito senta gelosia e senso di abbandono quando nasce un secondo bimbo, perché è abituato ad essere il centro dell’attenzione e non ha mai dovuto dividere l’affetto dei genitori con altri.

Il secondogenito invece non deve decidere se atteggiarsi a genitore o rimanere un bambino quando un terzo neonato compare al suo orizzonte. Si rende benissimo conto che lui non è altro che uno dei figli come è sempre stato. Il bisogno di sentirsi protettivi, fatto abbastanza frequente nei primogeniti, spiega come questi stessi da adulti siano portati all’insegnamento, all'assistenza sociale, alla medicina e alla pediatria in particolare.

Il bambino geloso ha bisogno più di sicurezza che di rimproveri

Come trattare i diversi tipi di gelosia

Quando il bambino aggredisce il bebè, il naturale impulso dei genitori è di sgridarlo. Paradossalmente, questo non va bene per due ragioni.

  • Non gli piace la nuova venuta perché ha paura che i genitori le vogliano più bene che a lui.
  • Quando i genitori lo minacciano di non volergli più bene, di dentro egli si sente più preoccupato e crudele.

Anche la vergogna gli può far soffocare i sentimenti di gelosia. La gelosia soppressa lo farà soffrire di più e durerà più a lungo che non esteriorizzandola.

Tre sono le cose che dovete fare:

  1. ovviamente proteggere il neonato,
  2. far capire al bambino maggiore che non gli sarà assolutamente permesso di tradurre in azione i suoi sentimenti ostili nei confronti del neonato,
  3. rassicurarlo nello stesso tempo che i genitori gli vogliono ancora bene.

Quando lo vedete avvicinarsi al neonato con qualche cosa in mano che potrebbe essere un'arma e con uno sguardo cattivo, dovete saltar su e afferrarlo, dicendogli in modo deciso che non può fare del male al neonato. (Ogni qualvolta riesce nei suoi propositi cattivi, si sentirà poi dentro colpevole e agitato.)

A questo punto però, potrete talora trasformare la presa in un abbraccio e dire: “Lo so che cosa provi qualche volta. Vorresti che non ci fosse nessun bebè qui intorno e che la mamma e il papà non dovessero occuparsi di lui. Ma non preoccuparti, ti vogliamo bene come prima”. Se in un momento come questo si rende conto che i suoi genitori accettano i suoi sentimenti ostili (non le azioni) e nonostante ciò gli vogliono ancora bene, questa è la prova che non si deve preoccupare.

Quanto al bambino che per esempio sparge la cenere in salotto, è ovvio che i genitori si sentano esasperati dal suo comportamento e lo puniscano. Ma se si rendono conto che il bambino ha agito per un profondo senso di disperazione e di amarezza, saranno disposti più tardi a consolarlo e a cercare di ricordarsi che cosa hanno potuto fare che ha esasperato il bambino.

Il bambino che si intristisce a causa della gelosia, perché di natura sensibile e introversa, ha bisogno di affetto, di sicurezza e di espansività ancor più del bimbo che rivela i suoi sentimenti con la violenza. Al bambino che non ha il coraggio di mostrare chiaramente ciò che lo tormenta, può essere di aiuto e lo può far sentire meglio se la mamma o il papà gli dice con aria comprensiva: “Lo so che ogni tanto sei arrabbiato con la sorellina da una parte e con la mamma dall'altra perché si deve prendere cura di lei”.

Se dopo un po' di tempo non reagisce e non cambia il suo atteggiamento, i genitori potranno decidere di prendere temporaneamente una babysitter (o farsi aiutare da un persona familiare) che si prenda cura del bebè, anche se in precedenza avevano deciso di non poterne affrontare la spesa. Se questo sistema funziona bene e aiuta il bambino a ritornare all'antica gioia di vivere, avrà un valore permanente, superiore a tutte le spese sostenute.

Vale la pena di consultare uno specialista dell’età evolutiva (Neuropsicomotricista), se il bimbo ha rivolto tutta la gelosia dentro di sé e ne è “congelato” con forme di tristezza o di ossessione, cagionate entrambe dal neonato. L’esperto potrà riportare di nuovo la gelosia alla superficie, così che il bambino possa rendersi conto di ciò che lo tormenta e se lo tolga dal cuore.

Se la gelosia prorompe con forza soltanto dopo che il bebè è abbastanza grande da cominciare ad afferrare i giocattoli del maggiore, sarà di grande aiuto dargli una stanza tutta per lui, dove possa sentire che i suoi giocattoli e le sue costruzioni sono al sicuro da ogni invasione. Se non si può dargli una stanza separata, il papà o il falegname possono costruirgli un armadio o un contenitore per le sue cose, con una robusta chiusura. Questo non soltanto protegge i suoi giocattoli, ma il fatto di possedere una chiave sua in tasca e una serratura “vera” da aprire, gli dà la sensazione di essere importante.

Bisogna insistere o spingerlo, perché divida o condivida i suoi giocattoli con la sorellina?

Non è conveniente assolutamente spingerlo. Suggeritegli piuttosto di dare alla sorellina un giocattolo che era suo, ma che ora non è più adatto alla sua età; questa idea può piacergli e magari stimolare la sua generosità. La generosità che ha qualche significato deve venire dall’intimo, e prima di tutto il bambino deve sentirsi sinceramente affettuoso. Costringere un bambino a dividere i suoi tesori, quando è freddo ed egoista, rende tali caratteristiche più accentuate e più durevoli.

In genere, la gelosia per il fratellino è più forte nel bambino sotto i 5 anni, perché questi dipende molto più dai genitori e ha minori interessi al di fuori della cerchia familiare. Il bimbo di 6 anni o più si stacca un poco dai genitori e si crea quindi una posizione d'indipendenza fra i suoi amici. Non giocare più il ruolo del protagonista a casa non è una cosa terribile per lui. Però, sarebbe un errore pensare che la gelosia non esista nel bambino più grandicello. Anch'egli ha bisogno di attenzione e di affetto da parte dei genitori, soprattutto all’inizio. Il bambino troppo sensibile o quello che non ha trovato il suo posto nel mondo esterno, può aver bisogno di altrettanta protezione quanto un bambino piccolo. Anche una adolescente, col suo crescente desiderio di essere una donna, può essere inconsciamente invidiosa della nuova maternità della madre.

Inoltre, un avvertimento che può sembrare contraddittorio. I genitori coscienziosi talora si preoccupano tanto per la gelosia e fanno di tutto per prevenirla, così da rendere il figlio maggiore ancor meno sicuro. Possono arrivare persino al punto di sentirsi nettamente colpevoli di avere un’altra figlia, si vergognano di prestarle attenzione, fanno insomma ogni tentativo per cercare di accontentare il maggiore. Se un bambino scopre che i genitori sono preoccupati e quasi si scusano con lui, diventa anche lui inquieto ed è portato a essere più scontroso con i genitori e con la sorellina. In altre parole, il compito dei genitori è di agire col maggior tatto possibile verso il figlio maggiore, senza essere preoccupati o chiedere scusa.

La gelosia assume molti aspetti: Di solito un bambino prova un misto di amore e di gelosia per un neonato

Se un bambino raccoglie un pezzo di legno e colpisce con questo la sorellina, la mamma sa bene che si tratta di gelosia. Ma, un altro bambino è più educato; ammira il neonato per un paio di giorni senza entusiasmo e poi dice: “Ora riportalo in clinica!” Un bambino prova tutto il risentimento contro la madre, con viso arcigno estrae la cenere dal caminetto e la sparge sul tappeto del salotto con fare tranquillo e metodico. Un altro, con un carattere diverso, può diventare triste e sottomesso, perde ogni interesse a giocare con la sabbia e con i dadi, segue la mamma dappertutto tenendosi all'orlo della sua sottana e succhiandosi il pollice. Bagnerà di nuovo il letto di notte o perfino si bagnerà e si farà la cacca addosso di giorno. Qualche volta vedrete un bambino piccolo la cui gelosia si esteriorizza. Egli rimane ossessionato dalla sorellina. Quando vede un cane, tutto ciò che pensa in proposito, è: “Al bebè piace il cane”. Quando vede i suoi amici che vanno in bicicletta, dice: “Anche il bebè ha una bicicletta”. Egli si tormenta, ma non lo ammette neppure con se stesso. Questo bambino ha bisogno di aiuto ancor più di quello che sa esattamente da che cosa è offeso.

Qualche volta i genitori dicono: “Ci accorgiamo che non dovevamo preoccuparci per la gelosia. Nostro figlio è innamorato della sorellina”. È bello quando un bambino dimostra affetto per la sorellina, ma ciò non significa che la gelosia non esista. Si può manifestare in modo indiretto o soltanto in circostanze speciali. Forse è innamorato della sorellina a casa, ma è sgarbato quando gli estranei lo ammirano per la strada. Un bambino può non manifestare alcuna rivalità per mesi e mesi, finché un giorno il bebè striscia verso uno dei suoi giocattoli e lo afferra. Talvolta questo cambiamento nei sentimenti si manifesta il giorno in cui il bebè incomincia a camminare.

Il genitore perplesso ogni tanto dirà: “Nostro figlio sembra molto affezionato alla sorellina. L’abbraccia sempre, ma spesso la stringe così forte da farla piangere”. Questo non è veramente un incidente. I suoi sentimenti sono ambivalenti. È prudente concludere che c'è sempre un po’ di gelosia e un po' di affetto, si manifesti alla superficie o no. Il compito non è di distruggere la gelosia o di ignorarla, ma di aiutare i sentimenti di affetto a venire alla luce.

Anche il neonato ha bisogno dell’attenzione dei genitori

Finora abbiamo esclusivamente pensato alla gelosia del figlio maggiore nei riguardi del neonato e abbiamo perfino consigliato di “ignorare quest'ultimo”, in certi momenti, per amore dell’altro figlio. Ovviamente, Anche il neonato ha però bisogno di affetto e di attenzioni. Ma, nei primi giorni e nei primi mesi egli dorme per tre quarti del tempo, e sono pochi i momenti della giornata in cui è pronto a farsi coccolare. La natura è perfetta! Tutto ciò si adatta alla perfezione alle necessità del bambino più grande. È proprio nei primi tempi dalla nascita del fratellino che il più grande ha bisogno di maggiori dimostrazioni di affetto. Se questo compito viene bene eseguito all’inizio, egli si abitua a poco a poco al neonato e il suo stato d'allarme diminuisce. Quando giunge l’epoca in cui il bebè ha bisogno di tutta l'attenzione della famiglia, il maggiore deve sentirsi abbastanza sicuro da permetterlo.

La gelosia fra i figli maggiori

È quasi obbligatorio che esista una certa gelosia, e, se non è grave, probabilmente aiuta i bambini a crescere più tolleranti, indipendenti e generosi.

In linea generale, più i genitori vanno d’accordo con i bambini e meno gelosi questi saranno. Quando ciascun bambino è soddisfatto del caldo affetto che riceve, ha pochi motivi di invidiare l’attenzione rivolta ai fratelli e alle sorelle.

Come principio generale, la cosa che rende ciascun figlio sicuro nella sua famiglia è la sensazione che i suoi genitori gli vogliono bene e lo accettano per se stesso, sia egli maschio o femmina, intelligente o stupido, grazioso o brutto. Se lo confrontano ai fratelli o alle sorelle, apertamente o in fondo al cuore, egli se ne accorge, si sente scontento dentro di sé e pieno di risentimento verso gli altri bambini e verso i genitori.

Una mamma troppo sensibile che fa ogni sforzo per trattare i suoi ragazzi gelosi con perfetta giustizia dirà: “Ora, Gigi, ecco una piccola automobile dei pompieri per te. Ed eccone qui un'altra, Tom, proprio la stessa, per te”. Ma ogni bambino, invece di essere soddisfatto, esamina diffidente i due giocattoli per vedere se c'è qualche differenza. L’osservazione della mamma richiama l'attenzione dei bimbi sulla loro rivalità. È come se dicesse “ti ho comprato questo perché non ti lamenti che favorisco tuo fratello”, invece di far capire “te l'ho comprato perché sapevo che ti sarebbe piaciuto”.

Meno confronti si fanno tra fratelli e sorelle, meglio è, si tratti di complimenti o no. Dicendo ad un bambino “perché non puoi essere educato come tua sorella?” gli si fa prendere in odio la sorella, la mamma e anche l'idea di educazione. E se dite a un'adolescente “non importa se non hai tanti amici come Barbara, sei molto più in gamba di lei ed è ciò che conta”, non serve a nulla per i suoi sentimenti.

In generale è meglio se i genitori si tengono al di fuori di tutte le lotte tra i figli, se questi sono in grado di difendersi da soli. Quando si sforzano di ricercare sempre il colpevole, uno almeno rimane poco convinto perché si sente più geloso e vorrebbe essere il preferito, o si sente castigato ingiustamente e questo fa scoppiare una nuova lite. Se a volte devono intervenire per contenere una lotta, per evitare un'aggressione vera e propria, per prevenire una evidente ingiustizia e ripristinare la calma, è meglio concentrarsi su ciò che c'è ancora da fare e lasciar perdere il passato. Talvolta è meglio suggerire fermamente un compromesso, altre volte è più consigliabile distrarre i bambini verso una nuova occupazione.